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“Strofe Contagiose” il progetto di Marea per (soprav)vivere alla quarantena

Vincenzo Calicchio No Comments

Nei primi giorni di quarantena (come tutti) anche noi siamo entrati nello sconforto di non sapere cosa sarebbe successo, cosa avremmo fatto in questi giorni, come avremmo passato il tempo e così via… alle fine, messe da parte ansie di varia natura, ci siamo resi conto che è stata (anzi è) anche un occasione per riscoprirsi, parlare con i propri cari, ingegnarsi, staccare dalla velocità dei giorni di sempre. 

Qualche giorno dopo l’inizio della reclusione sono stato molto colpito da questa proposta fatta dal Circolo Arci Marea di Salerno, il post recitava così: “vogliamo raccogliere una serie di strofe scritte da persone diverse e realizzare una poesia collettiva che porterà il titolo della giornata in cui è stat scritta. Osservare, riflettere e scrivere sono tre esercizi che aiutano a rimanere concentrati e lucidi. Ora che siamo quasi tutti a casa possiamo fare questi esercizi autonomamente per poi metterne insieme il risultato.” 

L’ho trovato semplicemente geniale! Ragion per cui, oltre a partecipare all’iniziativa, ho fatto alcune domande agli ideatori dell’iniziativa Arianna Apicella e Peppe Criscito che hanno condiviso le loro impressioni in questo articolo e mi hanno consentito di capire a fondo tale iniziativa. PS non perdetevi la poesia del 22 marzo!

#1 Da dove nasce questa idea? Sei ideatrice di questo progetto o lo hai mutuato da un’esperienza passata?

Arianna: Lunedì nove marzo mi sono svegliata con la smania di fare qualcosa e riflettere su questo momento così complesso attraverso la poesia e dopo aver messo giù questa idea ho scritto a Peppe , il presidente del Circolo Arci Marea di Salerno per chiedergli di proporre insieme questo progetto. Non credo di aver sentito l’idea di mettere insieme più voci per formare un’unica poesia da qualche altra parte ma tanto meno penso d’essermi inventata nulla di “nuovo”. Scrivo poesie da sempre e da sempre mi piace fare le cose insieme agli altri.

Forse questa idea è nata quel giorno in cui, mentre la mia amica Carmen mi accompagnava a casa, le chiesi di trasformare dei pensieri in strofe per ricordare quel momento. Fu poi lei a farmi scoprire la forza di questo gioco, quando mi mostrò una poesia che aveva scritto insieme ad altri compagni di viaggio durante un cammino in montagna durato una settimana.

Sono abbastanza sicura che una poesia che nasce da più voci sia una pratica particolarmente antica, basti pensare anche al metodo di composizione di testi e immagini usato dai surrealisti e noto come “cadavere squisito”. D’altro canto mi piace che mi sia balzata in mente proprio in questo momento. Devo ammettere pure di aver trovato indizi lungo la strada: il giorno prima avevo visto l’iniziativa di Isabella Bersellini che aveva lanciato l’iniziativa “Ciao da casa” chiedendo ai suoi colleghi freelance, illustratori, grafici e non di inviare cartoline virtuali e avevo letto la poesia di Mariangela Gualtieri “Nove marzo duemilaventi”.

Trovo molto interessante notare come questo processo di creazione collettiva stia diventando una pratica usata anche in altri ambiti. Kinetta spazio Labus di Benevento il 20 marzo ha iniziato a farlo attraverso i video e lo stesso giorno Tartaglia Aneuro ha pubblicato un post proponendo di scrivere una canzone a partire dai commenti che le persone avrebbero scritto sotto il post.

#2 A chi è rivolto l’invito a partecipare a questo progetto? Quali piattaforme avete utilizzato per promuoverlo?

Arianna: L’invito è rivolto a tutti. Abbiamo immaginato di avere un grande foglio bianco su cui ognuno può andare a scrivere e per questo motivo abbiamo scelto di usare un semplice documento doc condiviso sulla piattaforma Drive. Ci rendiamo conto che questo può restringere il campo di persone che possono scrivere, perché non tutti usano questa piattaforma, eppure l’abbiamo scelta perché permette l’anonimato e – con un poco di pazienza- si può imparare ad usarla. Per la promozione stiamo usando le pagine Facebook e Instagram di Marea e, di tanto in tanto, anche il mio profilo personale Facebook e Instagram. Anche il passaparola – che in questi giorni funziona via WhatsApp – e fino ad ora ha funzionato. Siamo sorpresi che si sia protratto per ben sette giorni e siamo contenti così e ringraziamo chi sta partecipando e promuovendo questo momento di gioco collettivo.

#3 Come si partecipa alla stesura della poesia condivisa? Ci sono delle regole da rispettare? Le poesie vengono rimaneggiate prima di essere pubblicate?

Arianna: Per accedere al documento, a questo lungo foglio bianco che menzionavo prima, basta cliccare su questo link:

La prima pagina che appare presenta il progetto e alcune linea guida che avvisano che la raccolta avverrà tramite questo documento in cui si può:

  1. scrivere in maniera anonima, basta disconnetterti dal tuo account gmail.
  2. aggiungere versi e strofe
  3. scrivere nella lingua e nella forma che preferisci, mantenendo un limite di 100 parole
  4. sperimentare la possibilità di far incontrare la tua voce e il tuo stile con quello degli altri autori

L’unica regola è quella di scrivere in versi. Sul margine sinistro del foglio ci sono le varie voci che presentano la poesia del giorno e le poesie dei giorni precedenti. Cliccando sulle varie voci si può contribuire alla scrittura o leggere i testi prodotti nei giorni precedenti. Proprio stamattina ho visto che un utente aveva sottolineato in rosso un verso scritto qualche giorno fa, forse per mettere in evidenza qualcosa che gli era piaciuto.

Originariamente l’idea era quella di non modificare i testi, ma di provare ad assemblarli, cambiando posizione o aggiungendo connettivi però da quando una voce anonima ha fatto modifiche e aggiunte anche alle strofe degli altri nella poesia diciannovemarzoduemilaventi ho iniziato a farlo anche io. Ho ricevuto un paio di feedback positivi dagli autori originari delle strofe e ho deciso di continuare a farlo fare e a farlo. Questo cambio di approccio ha permesso di esplicitare alcuni nessi che erano sommersi e creare connessioni che risuonano in tutta la poesia. Credo che leggere diciannovemarzoduemilaventi possa rendere meglio l’idea che sto provando ad esprimere.

#4 Come ti sembra sia stata accolta questa iniziativa? Chi sta partecipando? Nella tua esperienza, ci sono delle persone che sono più inclini a questo genere di modalità di espressione o è alla portata di tutti?

Arianna: Direi che l’iniziativa è stata accolta bene, oggi abbiamo pubblicato sulla pagina di Marea la settima poesia, non abbiamo saltato neanche un giorno e al momento possiamo dire di avere avuto una media di 4 autrici e/o autori al giorno. Ci sono alcune voci che scrivono in maniera più assidua e altre più sporadiche ma non sappiamo effettivamente chi partecipa perché la maggior parte è anonima.

Come ho detto prima di tratta di un gioco collettivo quindi tutti possono farlo. Chiaramente chi è solito fare questo gioco incontrerà meno resistenza nella scrittura e nella sua condivisione, ma se ognuno provasse a scrivere un verso al giorno sono sicura che sarebbe capace di raccogliere risultati soddisfacenti. Per questo motivo, persone che si espongono maggiormente alla poesia e la praticano più spesso saranno anche più inclini. 

#5 Immagini che, finito questo periodo, il progetto possa avere un’evoluzione o sarà stato semplicemente (e dici poco!!) un bellissimo modo per tenerci compagnia e fotografare i flussi di pensiero e le emozioni che ci attraversano in questi giorni?

Peppe: L’idea di sviluppare un prodotto poetico, narrativo, culturale insomma che abbia come base il principio della condivisione, della messa in comune delle proprie idee, dei propri pensieri è sempre stata la via maestra che abbiamo provato a percorrere dall’apertura del circolo Marea. Sarà una mia fissazione ma mi piacerebbe, e con Arianna stiamo trovando il modo più opportuno e corretto, che questa raccolta collettiva si abbellisca di illustrazioni e disegni di artisti del nostro territorio così da riuscire a produrre un piccolo libro, un piccolo testo illustrato. È importante che questa iniziativa non rimanga solo su digitale, sul foglio bianco di un drive, ma acquisisca il valore culturale e artistico che ha.

#6 Perché avete pensato di proporre questa iniziativa proprio adesso? Come ci può aiutare l’arte (sempre ammesso che secondo te lo possa fare) e specificamente la poesia in questo periodo?

Arianna: Credo fortemente nella pratica costante della scrittura e della poesia e delle molteplici prospettive che l’arte può offrire in momenti di crisi, intesa come “eccesso di lucidità”. L’iniziativa è nata in questi giorni proprio perché, come abbiamo già detto “Osservare, riflettere e scrivere sono tre esercizi che aiutano a rimanere concentrati e lucidi”. Da quando l’emergenza covid 19 è iniziata abbiamo incamerato tantissime parole, letto tanti articoli, osservato o visto tanti video e credo sia importante provare a nuotare tra queste lettere, dal momento che – come ha detto una delle penne anonime della prima poesia –

“Nuoto nel paradosso
che è come spostarsi
immersi fino alle labbra
nelle palle di plastica al parco giochi.”

Peppe: Scrivere è una dei modi più antichi di catarsi. Non è importante saper scrivere, avere uno stile, rispondere ai canoni della poesia o della narrativa. Specialmente in questo periodo storico dove il nostro stile di vita, che sicuramente non è il migliore, è stato ribaltato. Dall’intense relazioni quotidiane a lavoro, con gli amici, con la famiglia, siamo ora costretti in casa, siamo costretti con noi stessi. Per molti non è semplice stare soli con sé stessi. Provare a scrivere, anche solo un verso come dice anche Arianna, e rileggersi è un modo per buttare fuori tutto ciò che ci gira nella testa e nel cuore in questi giorni. Farlo insieme, rendersi conto che ciò che sta scrivendo un altro è simile, sta nelle stesse corde di quello che sto provando, che sto pensando può essere rivoluzionario. Può farci rendere conto che a prescindere dalle centinaia di migliaia di differenze che possiamo trovare l’uno nell’altro c’è un fondamento comune, un sentire comune. Bhè mi sto lasciando andare al mio solito filosofeggiare. La faccio semplice: l’arte, in questo periodo, può farci riscoprire l’Umanità.

#7 ed infine, per chi non conoscesse Marea, di cosa si tratta?

Peppe: L’associazione “Marea” nasce con l’obiettivo di radicarsi sul territorio aprendosi alle esigenze dei suoi abitanti, componente essenziale e viva nel processo di crescita e sviluppo dell’associazione stessa e delle sue attività.

Marea

Marea è un progetto: un percorso strutturato che in questi anni si è delineato dalle esperienze e dalle competenze dei suoi soci fondatori. Tale progetto, figlio di assemblee aperte e partecipate, si prefigge lo scopo di immaginare, sviluppare e concretizzare i desideri, i bisogni e le necessità della comunità di riferimento a 360° ma con un’attenzione particolare verso i “giovani”, ovvero quelle fasce d’età sfruttate e sole, per sensibilizzare e stimolare passione e curiosità;

Marea è un’associazione: per veicolare il progetto e dargli una base solida si è scelto di dargli una forma associativa, nello specifico associazione di promozione sociale, per coordinare e organizzare la vita di chi gravita intorno a Marea;

Marea è un circolo: ovvero uno spazio, soprattutto, fisico d’aggregazione, di scambio e di partecipazione dove le persone possono incontrarsi e incontrare sé stessi e l’altro. In questo senso si è scelto di aderire all’ Arci per dare forza e slancio al progetto e all’associazione ma, concretamente, allo spazio. La necessità di costruire reti sociali, di organizzare un centro di produzione culturale e di elaborazione politica, di sviluppare un luogo di mutualismo e di contrasto alla solitudine degli individui, è una sfida che non è possibile rifiutare.

David Shrigley: il potere di uno scarabocchio

Vincenzo Calicchio No Comments



Da professionista del campo di Grafica ed Animazione spesso mi sono chiesta di quale entità può essere la reazione ad un semplice disegno scarabocchiato. E mi è capitato spesso, soprattutto nel sottoporre qualche bozzetto o qualche schizzo al giudizio altrui. Questo è ciò che sperimenta da anni, in modo del tutto personale, David Shrigley, artista inglese di Macclesfield, classe 1968, autore di disegni,  sculture, fotografie e corti d’animazione che vive e lavora a Glasgow, in Scozia.

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David Shrigley: “Odio pensare”

 

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David Shrigley: “Il computer va a fuoco…ma è ok”

L’importanza dei disegni nella comunicazione visuale

Di sicuro si dirà…

Ma i disegni sono solo per bambini!

Nulla di più errato! Sono un ottimo strumento di comunicazione visuale, un mezzo potente ed immediato se utilizzato in modo mirato. Ed una prova sono le vignette di Shrigley, umoristiche e provocatorie, imperdibili per chi ama il nonsense e il grottesco, ma anche per chi non è un professionista del settore. Egli stesso si è autodefinito un outsider nel mondo dell’arte. Le sue composizioni sono costituite da disegni essenziali, in bianco e nero, svincolati dai canoni realistici, spesso supportati da un testo scritto,che evidenziano gli aspetti  bizzarri, gli elementi inquietanti e i paradossi della vita quotidiana.

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Come le riflessioni di un bambino molto saggio che mostrano l’arguzia e l’umorismo grottesco di un osservatore esperto del mondo degli adulti, le sue illustrazioni sono dotate di parole, grafici, balloon, scarabocchi, linee irregolari e aforismi cupamente divertenti sul mondo.

Comunicazione Visuale: Comunicare in maniera più veloce e diretta possibile

Sin dai primi anni del 2000, Shrigley sposta la sua attenzione verso il cinema. Nel 2003 realizza con la squadra di regia Shynola il videoclip “Goodsong” per i Blur, vincitore del British Animation Awardcome migliore video musicale e di due DE&D Awards (uno per l’animazione e uno per la regia).

Il video ha i classici disegni in bianco e nero di Shrigley, che raccontano di uno strano omino volante che si innamora di uno scoiattolo, sulle note del suggestivo brano dei Blur. La narrazione combina l’umorismo ad un oscuro senso di tristezza, che a momenti indigna e confonde. Alcuni lo odiano, altri adorano l’audacia e la libertà di pensiero. Un video  da vedere, anche solo per scoprire la propria reazione di fronte a qualcosa che va completamente fuori dalle regole

Nel 2004 dirige il video animato di “Agnes Queen of Sorrow”,brano di Bonnie “Prince” Billy e nel 2005 un film d’animazione con il pluripremiato regista Chris Shepherd basato sul libro di Shrigley “Who I Am and What I Want”(Chi sono e Quello che Voglio).

Collaboratore settimanale di fumetti alla rivista The Guardian Weekend, nel 2006 pubblica il suo primo album,dal genere definito “spoken-word”(dall’inglese “parola parlata”), basato su prestazioni  poetiche con accompagnamento musicale che si concentrano sull’estetica di giochi di parole e di narrazione,dal titolo “Shrigley Forced to Speak With Others”, seguito da un doppio CD di artisti, tra cui David Byrne, Islands e Grizzly Bear.

Il 2015 vede la sua attiva collaborazione al progetto “Dismaland – Bemusement Park” un’installazione artistica temporanea organizzata da Bansky in Inghilterra, che mostra un “parco divertimenti anti-Disneyland”. Per il progetto realizza numerosi slogan sparsi per il parco, primo fra tutti: “Winning is strictly prohibited” (“Vincere è strettamente proibito”) e un’attrazione dal titolo Knock the Anvil” in cui bisogna colpire e abbattere un’incudine colpendola con una pallina da tennis.

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David Shrigley: “Vincere è strettamente proibito”

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Il lavoro di Shrigley è stato largamente esposto: mostre personali presso il Yerba Buena Center for the Arts di San Francisco, Statens Museum for Kunst di Copenaghen, il Kelvingrove Art Gallery and Museum a Glasgow, e l’HammerMuseum di Los Angeles. Nel 2013 è nominato per il prestigioso Turner Prize per la sua personale “David Shrigley: Brain Activity” presso la Hayward Gallery di Londra.

“Questo scarabocchio lo saprei fare anch’io”

Quante volte l’abbiamo sentito dire (o lo abbiamo detto!) nell’osservare qualche opera riconosciuta ufficialmente come tale! Succede dai tempi di Picasso… Eppure un esempio della risonanza mediatica mondiale che può avere un disegno animato approssimativo, ma comunicativamente vincente l’abbiamo avuta a partire da “The Simpsons” a “South Park”, “Beavis and Butthead”, e così via.

In Italia purtroppo il disegno animato in certi ambiti è ancora relegato ad intrattenimento per ragazzi, figuriamoci l’operato di artisti come Shrigley. Forse siamo troppo impegnati a fare i fighi su Instagram o a tentare di fare arte e grafica con l’unico obiettivo della viralità! Ragion per cui ho ritenuto opportuno scriverne, visto che in giro nel web in italiano c’è davvero poco su quest’artista, dal cui lavoro si evince una forte esigenza comunicativa.

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