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Come gestire una crisi sui social: il caso Volkswagen

La gestione delle crisi sui Social è sicuramente un argomento ancora troppo poco dibattuto. Eppure nella storia del web 2.0 ci sono interessantissime case history sul crisis management. Andiamo a vedere in questo articolo come hanno reagito quelli della Volskwagen a pochi giorni dallo scoppio dello scandalo (ancora in corso)

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Come gestire una crisi sui social: il caso Volkswagen

Vincenzo Calicchio No Comment



Se vi occupate di Social Media Marketing e non vi è ancora capitato sappiate che siate stati (fin’ora) molto fortunati. Le crisi sui social comprendono tutte quelle situazioni in cui un brand, un prodotto o una persona vengono messe in cattiva luce a causa di comportamenti (online o offline) eticamente, politicamente o anche dal punto di vista della legge scorretti. In passato noti sono stati i casi Barilla, Moncler, e non ultimo quello della Melagatti. Ma nel 2015 l’azienda che ha passato la crisi più profonda (e la sta ancora passando) è senza dubbio Volkswagen.

Lo scandalo delle emissioni che ha colpito il brand tedesco solleva molti interrogativi importanti. Pur ritenendo che la loro principale preoccupazione non sia “come gestire questo scandalo sui social”, ho pensato che sarebbe stato utile dare un’occhiata alle reazioni della compagnia su Twitter e Facebook (parlo dei profili globali ed USA) nei giorni immediatamente seguenti lo scoppio del caso, ragion per cui ho tradotto ed integrato questo articolo di Ben Davis su econsultancy.com.

Ciò che mi premeva verificare era l’esistenza, o meno, di un eventuale protocollo per la gestione delle crisi. Ve lo dico in partenza, non ho trovato quello che cercavo, ma l’unica cosa che sono riuscito ad evincere è l’importanza di alcuni fattori.

Il ruolo del silenzio in una crisi sui Social

Volkswagen USA ha bruscamente interrotto i post su Facebook e Twitter Venerdì 18 Settembre, il giorno in cui è emerso negli Stati Uniti lo scandalo delle emissioni.

Gli account sono rimasti congelati per un’intera settimana, finché non hanno postato una dichiarazione di Michael Horn, il CEO degli Stati Uniti, di cui erano attese le dimissioni. L’account globale di Twitter della VW, invece, non ha smesso di postare fino al 22 Settembre e questo, probabilmente, ha solo contribuito a incrementare la tensione.

Si veda il post ed il commento sotto tanto per un esempio di linciaggio del marchio, come c’era da aspettarsi, da parte dei clienti (e non) di tutto il mondo. Di commenti come questi se ne trovano a migliaia!

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– Volkswagen: “Le storie migliori iniziano con un gesto.” – Gabriel Hill: “Sono particolarmente fan del gigantesco gesto col dito medio che avete mostrato all’ambiente in Nord America. Grande storia, quella.”

Indirizzare le richieste verso un unico canale

Fino al 27 Settembre, quando la Volkswagen ha lanciato vwdieselinfo.com, gli unici account della un po’ più attivi sono stati quelli Twitter e Facebook della Volkswagen nel Regno Unito.

Questo sito è stato molto importante nonostante contenesse poche informazioni in quei primi momenti, in quanto reindirizzava i clienti direttamente alle nuove pagine distogliendo l’attenzione dai Social.

Altrove, dagli account social statunitensi e globali, fu annunciato il silenzio della VW con un video di scuse da parte dei rispettivi CEO, questi sono stati gli unici post relativi alla crisi in più di una settimana.

Lo stesso account Twitter globale sembra essere stato utilizzato solo per la diffusione, non ha mai risposto a nessun tweet, solo postato. Non proprio l’ideale.

Comunque, il 27 Settembre, la Volkswagen ha messo in funzione la sua pagina delle FAQ, una bella svolta, se si considera il livello dell’indagine nel quale è stata coinvolta l’azienda. Non importa che questa pagina non contenesse molto sulle risoluzioni da prendere, la VW ha unicamente fatto chiare le sue priorità, quali tempistiche sono da tenere in considerazione e cosa comporta tutto ciò per i proprietari del veicolo a diesel.

In Germania hanno quindi capito che i siti di proprietà della Volkswagen necessitavano di essere aggiornati regolarmente, fornire risposte tramite i social più in vista non era infatti stato sufficiente.

Anche fornire dei contatti è stato un lavoro da fare con precisione. La VW ora indirizza i clienti a numeri ed e-mail di supporto ai clienti, piuttosto che ai fornitori locali. La compagnia si è dovuta assicurare di non reindirizzare i clienti in vicoli ciechi, in attesa di potergli fornire le risposte di cui necessitavano (e necessitano).

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Attenzione alla gestione dei commenti

Ovviamente durante questa crisi sui social, i clienti hanno inondato di messaggi la Volkswagen. I commenti che ho letto evidenziano tre principali preoccupazioni:

  • Molti clienti reclamano di non potersi più fidare di nessuna specifica della VW
  • I gruppi addetti alle vendite vogliono sapere in che misura lo scandalo influirà sull’andamento delle loro attività
  • Altri utenti sottolineano le gravose implicazioni per la salute, poiché sono in circolazione molte VW dal volume di emissioni superiore al previsto.

Il nuovo sito web dedicato ha acquietato molte domande, ma nelle settimane trascorse è emerso chiaramente che la gestione dei social fatta in periodo di crisi si è trovata costantemente sul filo del rasoio.

Il silenzio è un dato di fatto, anche dopo le avvenute scuse. È pratica comune dei gestori di una comunità lasciare che le persone si sfoghino (spesso e volentieri la risposta di un marchio servirebbe solo ad esacerbare gli animi) e in molti casi la VW non sarebbe comunque in grado di rispondere ai quei commenti. A questa affermazione di Ben Davis non sono molto d’accordo.

Per cui sono rimasto sorpreso nel vedere che a molti commenti degli account globali sui social statunitensi non sia stata data una risposta. Probabilmente sarebbe stato più funzionale avere account attivi non solo durante gli orari di apertura curriculari, bensì si sarebbe dovuto fornite supporto anche fuori orario e rispondere dove possibile ai commenti.

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Un esempio di commento sui Social della Volkswagen: “Ho un TDI con 100k miglia. Per 100k miglia, ho pensato di star guidando un veicolo che rispettasse l’ambiente. Ora ho scoperto che stavo inquinando dalle 10 alle 40 volte sopra il limite stabilito perché la VW ha mentito e barato. La mia auto e altre come lei non hanno alcun valore di commercio o vendita. Questo non è stato un errore. Non è stata una complicazione improvvisa. Questo è stato un intenzionale atto di frode nei confronti dei clienti, delle nazioni dove questi veicoli sono stati venduti e nei confronti dell’ambiente.”

Attenzione alle comunicazioni interne

Crisi sui social non vuol dire solo affrontare solo un mare di clienti arrabbiati o delusi, ma può voler significare anche affrontare stesso addetti e collaboratori che non sanno a chi rivolgersi. Ed è proprio quello che è accaduto per il caso Volkswagen nei primi giorni del trambusto.

In una compagnia così grande, specialmente quando include delle concessionarie, staff frustrati potrebbero rivolgersi ai profili social delle compagnie, se pensano di non star ricevendo delle risposte abbastanza in fretta dall’organizzazione. Questo evidenza la necessità di velocizzare la comunicazione interna per cercare di ridurre il trambusto online.

Sarebbe stato importante anche che coloro in prima linea con le vendite ed i servizi avessero costituito un fronte unico, penitente ma utile, al fine di saziare la fame di risposte del consumatore direttamente nel mercato geografico di riferimento. Invece molti addetti si sono trovati costretti ad ingrossare il mare di caos social (come si vede in questo commenti in basso).

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Commenti sui Social a proposito dello scandalo Volkswagen: “Cosa farete per supportare i vostri addetti alle vendite? Sono con la VW dal 2006 e l’anno scorso oltre il 50% delle mie nuove vendite di automobili sono state TDI!”

Ci vuole poco per distruggere 70 anni di fiducia in un marchio

Anche se questo scandalo ha avuto già un enorme impatto sui prezzi delle azioni della Volkswagen (scesi da 165 a 106 all’indomani della notizia), e ci si aspetta che la compagnia sosterrà grosse spese legali oltre ad un calo delle vendite, i social possono forse dare una prospettiva migliore. Tutto sta nell’invertire il processo di viralità negativo che si è attivato dal 18 Settembre. Ed i presupposti per far partire una campagna di questo tipo ci sono tutti (si tratterebbe a tutti gli effetti di rebranding virale), dico ciò pensando a tantissimi commenti su Facebook.

Ci sono infatti moltissimi sostenitori della VW e molti clienti fedeli pronti a difendere la compagnia. In tanti affermano il proprio amore per la Volkswagen nonostante lo scandalo e qualche cliente contrariato concede alla manifatturiera automobilistica la possibilità di riparare al torto.

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“Non posso dire molto riguardo le emissioni, ma se la scelta è tra chiudere un occhio su un problema di emissioni e la sicurezza, sceglierò sempre la VW. Ti sostengo VW! Grazie per la protezione che garantisci alla mia famiglia.”

 

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“Vendo le Volkswagen per lavoro. Ho quattro gestori e quattro fidati venditori. Tra tutti e nove, possediamo nove VW e due Audi. Gli impiegati della Volkswagen tendono ad essere veri seguaci… Io so di esserlo.
Da una parte, questo è il motivo per cui questa cosa è così spiacevole. La mia compagnia, della quale sono appassionato, mi ha sfruttato per operare a mia insaputa una frode nei confronti dei miei clienti. Sono ancora shockato da questa cosa. E Mr. Horn può scusarsi per tutto il giorno, ma non guarderà negli occhi i miei clienti e si scuserà – quello è compito mio. E questo è ciò che mette a dura prova me ed i miei colleghi, molto più che le future perdite dell’attività. I miei clienti si sono fidati di me e alcuni di essi non lo faranno mai più.
D’altra parte, anche se la mia mente fatica a realizzare cosa è successo, credo ancora nella Volkswagen. Credo nella loro abilità e nel mio desiderio di riparare al danno in qualunque modo sia possibile farlo. Credo nella loro abilità di portare oltre lo sviluppo ingegneristico, sviluppando gruppi motopropulsori che siano allo stesso tempo super-efficienti e in linea con le direttive, talvolta eccessivamente frustranti, del nostro governo. E io credo nella loro determinazione nel creare le automobili più sicure, coinvolgenti e accessibili del mondo – automobili che hanno fatto di moltissime persone, in tutto il pianeta, sostenitori devoti.
Non fraintendetemi, tutto ciò è molto doloroso. Ma io sono, e resterò fedelmente, un fiero impiegato della migliore manifatturiera automobilistica del mondo.”

Conclusioni

I Social si sa sono un mondo dove non vigono regole fisse e l’applicazione di un metodo che può in qualche modo essere affine a qualcosa di scientifico è impossibile, o in alcuni caso deleterio. Seguendo questa idea trovo che sia utile conoscere quest’altro case history di strategia social di successo, benché folle ed inaspettata.

Per quanto riguarda la gestione della crisi sui social i fattori fondamentale da tenere in conto dunque sembrano essere:

  • Gestione dei commenti
  • Gestione delle comunicazioni interne
  • Gestione del silenzio
  • Rimando dei contatti verso un unico canale ufficiale

Per quanto riguarda poi il caso Volkswagen probabilmente la chiave di volta possono essere proprio i sostenitori del brand (a quanto pare nonostante tutto ce ne sono ancora) questi potrebbero risultare un grande potenziale per far ripartire un buzz positivo e far risparmiare tempo e danaro alla Volkswagen, dando una mano a combattere l’incendio divampato online (o, perlomeno, distraendo noi più agguerriti detrattori).

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    Vincenzo Calicchio

    Web Marketing Manager con focalizzazione su SEO, SEM, Inbound marketing e tutto ciò che gira intorno alla grande G di Google. Parlo Spagnolo ed Inglese e ad oggi vanto collaborazioni tra l’Italia, la Spagna e gli Stati Uniti. Tra i maggiori progetti ci sono quelli con la Software House “The Singular Factory” (Miami, USA), con il Cabildo (Governo insulare) di Fuerteventura (Isole Canarie, Spagna) ed il Venture Incubator 56CUBE (la mano verso il Sud della milanese "Digital Magics"). Inoltre lavoro con alcune tra le più grandi boutique del Centro-Sud Italia ed alcuni grossi gruppi del Nord. Con la mia Web Agency "Mia Nonna non lo capisce" collaboro a diversi progetti contribuendo alla strategia digitale ed al posizionamento in SERP di eCommerce, attività locali ed aziende di diversa grandezza e settore.

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