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Tag Archives: Best Practices

“Strofe Contagiose” il progetto di Marea per (soprav)vivere alla quarantena

Vincenzo Calicchio No Comments

Nei primi giorni di quarantena (come tutti) anche noi siamo entrati nello sconforto di non sapere cosa sarebbe successo, cosa avremmo fatto in questi giorni, come avremmo passato il tempo e così via… alle fine, messe da parte ansie di varia natura, ci siamo resi conto che è stata (anzi è) anche un occasione per riscoprirsi, parlare con i propri cari, ingegnarsi, staccare dalla velocità dei giorni di sempre. 

Qualche giorno dopo l’inizio della reclusione sono stato molto colpito da questa proposta fatta dal Circolo Arci Marea di Salerno, il post recitava così: “vogliamo raccogliere una serie di strofe scritte da persone diverse e realizzare una poesia collettiva che porterà il titolo della giornata in cui è stat scritta. Osservare, riflettere e scrivere sono tre esercizi che aiutano a rimanere concentrati e lucidi. Ora che siamo quasi tutti a casa possiamo fare questi esercizi autonomamente per poi metterne insieme il risultato.” 

L’ho trovato semplicemente geniale! Ragion per cui, oltre a partecipare all’iniziativa, ho fatto alcune domande agli ideatori dell’iniziativa Arianna Apicella e Peppe Criscito che hanno condiviso le loro impressioni in questo articolo e mi hanno consentito di capire a fondo tale iniziativa. PS non perdetevi la poesia del 22 marzo!

#1 Da dove nasce questa idea? Sei ideatrice di questo progetto o lo hai mutuato da un’esperienza passata?

Arianna: Lunedì nove marzo mi sono svegliata con la smania di fare qualcosa e riflettere su questo momento così complesso attraverso la poesia e dopo aver messo giù questa idea ho scritto a Peppe , il presidente del Circolo Arci Marea di Salerno per chiedergli di proporre insieme questo progetto. Non credo di aver sentito l’idea di mettere insieme più voci per formare un’unica poesia da qualche altra parte ma tanto meno penso d’essermi inventata nulla di “nuovo”. Scrivo poesie da sempre e da sempre mi piace fare le cose insieme agli altri.

Forse questa idea è nata quel giorno in cui, mentre la mia amica Carmen mi accompagnava a casa, le chiesi di trasformare dei pensieri in strofe per ricordare quel momento. Fu poi lei a farmi scoprire la forza di questo gioco, quando mi mostrò una poesia che aveva scritto insieme ad altri compagni di viaggio durante un cammino in montagna durato una settimana.

Sono abbastanza sicura che una poesia che nasce da più voci sia una pratica particolarmente antica, basti pensare anche al metodo di composizione di testi e immagini usato dai surrealisti e noto come “cadavere squisito”. D’altro canto mi piace che mi sia balzata in mente proprio in questo momento. Devo ammettere pure di aver trovato indizi lungo la strada: il giorno prima avevo visto l’iniziativa di Isabella Bersellini che aveva lanciato l’iniziativa “Ciao da casa” chiedendo ai suoi colleghi freelance, illustratori, grafici e non di inviare cartoline virtuali e avevo letto la poesia di Mariangela Gualtieri “Nove marzo duemilaventi”.

Trovo molto interessante notare come questo processo di creazione collettiva stia diventando una pratica usata anche in altri ambiti. Kinetta spazio Labus di Benevento il 20 marzo ha iniziato a farlo attraverso i video e lo stesso giorno Tartaglia Aneuro ha pubblicato un post proponendo di scrivere una canzone a partire dai commenti che le persone avrebbero scritto sotto il post.

#2 A chi è rivolto l’invito a partecipare a questo progetto? Quali piattaforme avete utilizzato per promuoverlo?

Arianna: L’invito è rivolto a tutti. Abbiamo immaginato di avere un grande foglio bianco su cui ognuno può andare a scrivere e per questo motivo abbiamo scelto di usare un semplice documento doc condiviso sulla piattaforma Drive. Ci rendiamo conto che questo può restringere il campo di persone che possono scrivere, perché non tutti usano questa piattaforma, eppure l’abbiamo scelta perché permette l’anonimato e – con un poco di pazienza- si può imparare ad usarla. Per la promozione stiamo usando le pagine Facebook e Instagram di Marea e, di tanto in tanto, anche il mio profilo personale Facebook e Instagram. Anche il passaparola – che in questi giorni funziona via WhatsApp – e fino ad ora ha funzionato. Siamo sorpresi che si sia protratto per ben sette giorni e siamo contenti così e ringraziamo chi sta partecipando e promuovendo questo momento di gioco collettivo.

#3 Come si partecipa alla stesura della poesia condivisa? Ci sono delle regole da rispettare? Le poesie vengono rimaneggiate prima di essere pubblicate?

Arianna: Per accedere al documento, a questo lungo foglio bianco che menzionavo prima, basta cliccare su questo link:

La prima pagina che appare presenta il progetto e alcune linea guida che avvisano che la raccolta avverrà tramite questo documento in cui si può:

  1. scrivere in maniera anonima, basta disconnetterti dal tuo account gmail.
  2. aggiungere versi e strofe
  3. scrivere nella lingua e nella forma che preferisci, mantenendo un limite di 100 parole
  4. sperimentare la possibilità di far incontrare la tua voce e il tuo stile con quello degli altri autori

L’unica regola è quella di scrivere in versi. Sul margine sinistro del foglio ci sono le varie voci che presentano la poesia del giorno e le poesie dei giorni precedenti. Cliccando sulle varie voci si può contribuire alla scrittura o leggere i testi prodotti nei giorni precedenti. Proprio stamattina ho visto che un utente aveva sottolineato in rosso un verso scritto qualche giorno fa, forse per mettere in evidenza qualcosa che gli era piaciuto.

Originariamente l’idea era quella di non modificare i testi, ma di provare ad assemblarli, cambiando posizione o aggiungendo connettivi però da quando una voce anonima ha fatto modifiche e aggiunte anche alle strofe degli altri nella poesia diciannovemarzoduemilaventi ho iniziato a farlo anche io. Ho ricevuto un paio di feedback positivi dagli autori originari delle strofe e ho deciso di continuare a farlo fare e a farlo. Questo cambio di approccio ha permesso di esplicitare alcuni nessi che erano sommersi e creare connessioni che risuonano in tutta la poesia. Credo che leggere diciannovemarzoduemilaventi possa rendere meglio l’idea che sto provando ad esprimere.

#4 Come ti sembra sia stata accolta questa iniziativa? Chi sta partecipando? Nella tua esperienza, ci sono delle persone che sono più inclini a questo genere di modalità di espressione o è alla portata di tutti?

Arianna: Direi che l’iniziativa è stata accolta bene, oggi abbiamo pubblicato sulla pagina di Marea la settima poesia, non abbiamo saltato neanche un giorno e al momento possiamo dire di avere avuto una media di 4 autrici e/o autori al giorno. Ci sono alcune voci che scrivono in maniera più assidua e altre più sporadiche ma non sappiamo effettivamente chi partecipa perché la maggior parte è anonima.

Come ho detto prima di tratta di un gioco collettivo quindi tutti possono farlo. Chiaramente chi è solito fare questo gioco incontrerà meno resistenza nella scrittura e nella sua condivisione, ma se ognuno provasse a scrivere un verso al giorno sono sicura che sarebbe capace di raccogliere risultati soddisfacenti. Per questo motivo, persone che si espongono maggiormente alla poesia e la praticano più spesso saranno anche più inclini. 

#5 Immagini che, finito questo periodo, il progetto possa avere un’evoluzione o sarà stato semplicemente (e dici poco!!) un bellissimo modo per tenerci compagnia e fotografare i flussi di pensiero e le emozioni che ci attraversano in questi giorni?

Peppe: L’idea di sviluppare un prodotto poetico, narrativo, culturale insomma che abbia come base il principio della condivisione, della messa in comune delle proprie idee, dei propri pensieri è sempre stata la via maestra che abbiamo provato a percorrere dall’apertura del circolo Marea. Sarà una mia fissazione ma mi piacerebbe, e con Arianna stiamo trovando il modo più opportuno e corretto, che questa raccolta collettiva si abbellisca di illustrazioni e disegni di artisti del nostro territorio così da riuscire a produrre un piccolo libro, un piccolo testo illustrato. È importante che questa iniziativa non rimanga solo su digitale, sul foglio bianco di un drive, ma acquisisca il valore culturale e artistico che ha.

#6 Perché avete pensato di proporre questa iniziativa proprio adesso? Come ci può aiutare l’arte (sempre ammesso che secondo te lo possa fare) e specificamente la poesia in questo periodo?

Arianna: Credo fortemente nella pratica costante della scrittura e della poesia e delle molteplici prospettive che l’arte può offrire in momenti di crisi, intesa come “eccesso di lucidità”. L’iniziativa è nata in questi giorni proprio perché, come abbiamo già detto “Osservare, riflettere e scrivere sono tre esercizi che aiutano a rimanere concentrati e lucidi”. Da quando l’emergenza covid 19 è iniziata abbiamo incamerato tantissime parole, letto tanti articoli, osservato o visto tanti video e credo sia importante provare a nuotare tra queste lettere, dal momento che – come ha detto una delle penne anonime della prima poesia –

“Nuoto nel paradosso
che è come spostarsi
immersi fino alle labbra
nelle palle di plastica al parco giochi.”

Peppe: Scrivere è una dei modi più antichi di catarsi. Non è importante saper scrivere, avere uno stile, rispondere ai canoni della poesia o della narrativa. Specialmente in questo periodo storico dove il nostro stile di vita, che sicuramente non è il migliore, è stato ribaltato. Dall’intense relazioni quotidiane a lavoro, con gli amici, con la famiglia, siamo ora costretti in casa, siamo costretti con noi stessi. Per molti non è semplice stare soli con sé stessi. Provare a scrivere, anche solo un verso come dice anche Arianna, e rileggersi è un modo per buttare fuori tutto ciò che ci gira nella testa e nel cuore in questi giorni. Farlo insieme, rendersi conto che ciò che sta scrivendo un altro è simile, sta nelle stesse corde di quello che sto provando, che sto pensando può essere rivoluzionario. Può farci rendere conto che a prescindere dalle centinaia di migliaia di differenze che possiamo trovare l’uno nell’altro c’è un fondamento comune, un sentire comune. Bhè mi sto lasciando andare al mio solito filosofeggiare. La faccio semplice: l’arte, in questo periodo, può farci riscoprire l’Umanità.

#7 ed infine, per chi non conoscesse Marea, di cosa si tratta?

Peppe: L’associazione “Marea” nasce con l’obiettivo di radicarsi sul territorio aprendosi alle esigenze dei suoi abitanti, componente essenziale e viva nel processo di crescita e sviluppo dell’associazione stessa e delle sue attività.

Marea

Marea è un progetto: un percorso strutturato che in questi anni si è delineato dalle esperienze e dalle competenze dei suoi soci fondatori. Tale progetto, figlio di assemblee aperte e partecipate, si prefigge lo scopo di immaginare, sviluppare e concretizzare i desideri, i bisogni e le necessità della comunità di riferimento a 360° ma con un’attenzione particolare verso i “giovani”, ovvero quelle fasce d’età sfruttate e sole, per sensibilizzare e stimolare passione e curiosità;

Marea è un’associazione: per veicolare il progetto e dargli una base solida si è scelto di dargli una forma associativa, nello specifico associazione di promozione sociale, per coordinare e organizzare la vita di chi gravita intorno a Marea;

Marea è un circolo: ovvero uno spazio, soprattutto, fisico d’aggregazione, di scambio e di partecipazione dove le persone possono incontrarsi e incontrare sé stessi e l’altro. In questo senso si è scelto di aderire all’ Arci per dare forza e slancio al progetto e all’associazione ma, concretamente, allo spazio. La necessità di costruire reti sociali, di organizzare un centro di produzione culturale e di elaborazione politica, di sviluppare un luogo di mutualismo e di contrasto alla solitudine degli individui, è una sfida che non è possibile rifiutare.

tempo per essere primi su google

SEO: Quanto tempo ci vuole per posizionare un sito?

Vincenzo Calicchio No Comments

In quanto consulente di Web Marketing ed in quanto il mio obiettivo di lavoro sia generare leads e vendite, una delle domande sulla SEO che mi fanno più spesso è: “Quanto tempo ci vuole per posizionare un sito in prima posizione per la parola chiave che ho scelto?”. Rispondere a tale domanda non è cosa semplice, infatti la domanda è mal posta (senza offesa) ed il quesito nasce da una concezione della SEO ormai superata.

Nuova SEO vs Vecchia SEO

La strategia di un tempo si basava sull’identificare le parole chiave più rilevanti per la vostra attività, che attraevano il maggior traffico e che non presentavano una grossa competizione. Bastava individuare 5-10 parole chiave “d’oro” che, da sole, avrebbero attirato una buona parte del traffico. Quando qualcuno si presenta da noi e dice “Ho bisogno di posizionarmi primo per queste parole chiave”, noi sappiamo che è chiaramente vittima quel paradigma.

Quella strategia di parole chiave va evitata perché, con rarissime eccezioni, non esiste nessuna parola chiave, o gruppo di parole, che attrarrà sul vostro sito la quantità di traffico desiderata, perlomeno non tanto quanto potrebbe fare una coda lunga di ricerca. L’aspetto da comprendere è che focalizzarsi solo su un gruppo di generiche parole chiave non basterà ad attirare tutti gli utenti che sono alla vostra ricerca.

tempo per posizionare un sito

La SEO attuale si costruisce sempre più sulle ricerche spontanee, ovvero sulle domande spontanee che scrivono gli utenti, generalmente composte da due o tre parole. Questo accade perché gli utenti si avvalgono anche di strumenti come Siri e Google Now per porre oralmente le loro domande, piuttosto che scriverle.

Inoltre, le persone includono sempre più dettagli nelle loro ricerche per arrivare ai risultati più velocemente. Queste parole chiave sono molto più facili da posizionare in quanto non sono molto competitive. Sono anche più rilevanti perché includono più dettagli ed il traffico per queste parole ha una maggiore velocità di conversione. Questo insieme di parole in coda trova molti più risultati di quanti ne otterreste adoperando le vostre “parole chiave d’oro”. Dunque, l’obiettivo per il posizionamento non è basarsi su poche parole chiave immutabili, ma focalizzarsi su un numero di ricerche spontanee molto più ampio, che cresce e cambia costantemente.

Posizionarsi non è poi così importante!

Posizionarsi è importante, ma non è il parametro sul quale dovreste concentrarvi. Se con la domanda “Quanto tempo impiega la SEO per essere efficace?” intendete “Quanto tempo ci vorrà per posizionarmi tra i primi?” allora state confondendo i risultati con il successo. Arrivare primo è un risultato che i consulenti SEO possono vendere con facilità, perché sono emozionalmente appaganti, ma non serve a nulla senza che il traffico generi lead e vendite, ovvero l’essenza del successo. Questo è il motivo per il quale dovreste affidarvi solo a SEO professionali, che si concentrano sui successi, piuttosto che sui meri risultati.

La domanda che dovreste fare

Ora che siete consapevoli di quanto la SEO sia cambiata e che volete i vostri lead e vendite piuttosto che solo il posizionamento, la domanda che dovreste porre è “Quanto impiega la SEO per iniziare a generare lead e volume di vendite?”

Ok perfetto, dunque quanto impiega la SEO per essere efficace?

Ora siamo pronti per rispondere alla giusta domanda e la risposta è… dipende. Frustrante, vero? Ma è la verità. Da cosa dipende? Dipende da vari fattori: da quanto tempo il vostro sito è in giro, quanta SEO è stata fatta su di esso precedentemente, in che stato è il sito, quanto contenuto c’è sopra, la situazione dei link e molti altri fattori SEO (vedasi l’infografica sotto). Nessun sito parte dalla stessa situazione di un altro, anche se sono nello stesso settore e competono per gli stessi clienti.

Ecco, invece,uno scenario plausibile (od ovviamente di massima) su quali dovrebbero essere le attività SEO da svolgere nei primi mesi e cosa potete aspettarvi.

  • Mese 1Ricerca e scoperta, ispezione del sito, strategia per le parole chiave e pianificazione. Se questa fase viene completata rapidamente, è possibile iniziare a fare aggiustamenti tecnici già nel primo mese. In altri casi, la fase di ricerca e analisi del sito può durare più di un mese.
  • Mese 2Iniziare il lavoro tecnico della SEO, che consiste nell’apportare modifiche al sito in base ai risultati della sua ispezione. In alcuni casi il sito web necessita di essere ristrutturato e possono volerci mesi. Altre attività SEO, come lavorare al profilo backlink e creare contenuti, possono essere svolte contemporaneamente alla ristrutturazione del sito ma se vi ritrovate in questa situazione, pur facendo SEO a tutti gli effetti, difficilmente vedrete miglioramenti in quanto i risultati saranno evidenti solo avendo definitivamente implementato tutte le modifiche della ristrutturazione.
  • Mese 3– Iniziate a focalizzarvi sulla creazione dei contenuti. Blogging, FAQ, guide ed istruzioni, articoli, nuovi prodotti, informazioni sulla compagnia etc… Dovreste iniziare a vedere dei risultati sul posizionamento entro la fine di questo mese e se ciò si trasforma in lead e vendite è ancora meglio, ma non è detto che sia ancora giunto il momento.
  • Mese 4– Creazione costante di contenuti, ottimizzazione tecnica del sito web, sviluppo di un profilo backlink sano (operazione che può includere la bonifica dei link di bassa qualità). Entro la fine di questo mese, potete aspettarvi di vedere un deciso miglioramento nel piazzamento, nel traffico e nella generazione dei lead. Non sarà assolutamente comparabile ai risultati che otterrete dopo 12 mesi di SEO, ma sarà abbastanza per iniziare a notare che sta effettivamente funzionando.
  • Mese 5– In questo mese, o forse già precedentemente, avrete iniziato ad incorporare la gestione social media nel vostro piano d’azione per diffondere i vostri contenuti ed incrementare il traffico verso il vostro sito, inventandosi (magari) le strategie più assurde come quelle dei due casi di seguito:
    ✓ La pazza strategia Social della Pizzeria Ugi’s di Buenos Aires
    ✓  Strategie Social per i B2B

    Questo può contribuire positivamente ad un profilo link sano, spontaneo e generare lead. Dovreste poter notare un incremento del traffico dovuto alla SEO ed un conseguente maggior numero di lead.

  • Mese 6– Se il vostro volume di traffico ha raggiunto i 5,000 visitatori mensili (bada bene dipende sempre dal settore!), potrebbe essere utile intervenire sul tasso di conversione per incentivare la quantità di traffico che si trasforma in vendite o lead. Da ora in poi, i vostri sforzi potrebbero concentrarsi sulla creazione dei contenuti e la loro promozione, oppure potreste dedicarvi ad altre attività più creative. Tali attività variano molto in base al tipo di compagnia e di sito web che avete.

Molti consulenti SEO vi diranno che servono dai 4 ai 6 mesi prima di vedere dei risultati. Questo è generalmente accurato, ma ricordate che questo corrisponde al tempo necessario per iniziare a vedere i risultati, e che l’efficacia della SEO cresce con il tempo. Qualunque risultato otterrete dopo 6 mesi sarà notevolmente minore di quello che otterrete dopo 12 mesi. Se invece notate un calo dei risultati, sarà meglio puntare a mantenerli stabili piuttosto che ad accrescerli.

Conclusioni: non fermatevi troppo presto!

Molte compagnie sottovalutano la quantità di tempo e denaro necessaria per essere efficaci con la SEO. Normalmente, il successo non si ottiene nei primi 3 mesi, anche con un sano budget SEO. Ho visto compagnie iniziare bene e concludere dopo 2 o 3 mesi, dicendo “Non stavamo ottenendo i risultati necessari a giustificare i costi”. Questo mi fa capire che hanno intrapreso l’operazione con delle aspettative irrealistiche. Se non avete le risorse per un periodo che va dai 6 ai 12 mesi, sarebbe meglio investire su altro.

Pagare per pochi mesi di SEO è, in genere, un totale spreco di soldi. La SEO è una tattica di marketing che rende sul lungo termine, non un modo per generare profitto immediato. Se, invece, fate un investimento adeguato e pianificate un’operazione di SEO che duri il tempo necessario, la tattica SEO è una delle strategie di marketing con il migliore ROI (Ritorno sull’Investimento) disponibili in circolazione.

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    Infografica di Search Engine Land

    infografica seo

    La tavola periodica della SEO

    Translator: Valerio Graziano Fonte: Forbes

     

    come-fare-soldi-online

    Fare soldi online: dall’eredità della vecchia australiana al coaching

    Vincenzo Calicchio No Comments



    Se in questo esatto momento apriste la vostra casella di posta ed andaste in SPAM sono sicuro che troverete almeno una mail di qualcuno che ti scrive dalla Banca del Ghana, di qualcuno che promette una qualsiasi possibilità di guadagno e se siete fortunati ci sarà la mail di Anna Sedes, una generosa vecchietta australiana pronta a lasciare la propria eredità a chiunque apra quella mail.

    Guadagnare con il web: l’eredità della vecchia australiana

    Se davvero in Australia ci fosse una vecchietta in fin di vita che con le sue ultime forze riesce a mandare una mail solo per potervi lasciare in eredità l’intero suo patrimonio allora probabilmente la vita di tutti noi sarebbe un sogno. Basterebbe aprire la casella dello SPAM e tutti i nostri problemi economici sarebbero risolti.

    truffe nello spam

     

    Non credo ce ne sia bisogno in ogni caso non voglio avere scrupoli di coscienza (metti che qualcuno trovi quest’articolo per la keyword “Anna Sedes”!)  e quindi ribadisco ancora una volta che Anna Sedes non esiste e che la mail è indirizzata per fare un truffa, come ben ci spiega anche Enrico Lucci nel servizio “Ancora dentro la truffa”  mandato in onda dalle Iene nel febbraio 2015.

    truffe-online-le-iene

    Contrariamente a quanto si immagini quindi, lavorare online richiede tanto tempo e duro lavoro, ragion per cui in tanti iniziano ma in pochi giungono a risultati lasciando così più spazio a chi decide di investire seriamente in un avventura del genere.

    Per vivere (quindi non sopravvivere) con il tuo sito non hai bisogno ne di essere laureato a Yale ne in qualsiasi facoltà di informatica del globo. La cosa più importante è che:

    Bisogna centrare il problema, le necessità, i desideri dei lettori (follower) attraverso i contenuti.

    Ciò di cui parlerai nel blog non ha importanza se non esiste una necessità reale e se non ci sono persone disposte a pagare (o per meglio dire investire)  per avere le soluzione ai propri bisogni.

    Esistono molti modi per fare soldi con il proprio sito web

    Ciò che più mi preme dire è che alcuni di questi modi sono dannosi e finiscono per pregiudicare tutto il lavoro.

    Due su tutti:

    • Vendere Link. Se hai un blog con un buon numero di lettori e magari discretamente specializzato arriverà il momento in cui sarai contattato da terzi ai fini di inserire contenuti e soprattutto link in riferimento a prodotti/servizi (stanno portando avanti la loro strategia di Link Building). Un attività di questo tipo (chiamata Guest Posting) se portata avanti con cognizione di causa, può portare benefici per entrambe le parti, ma se fatta in maniera scellerata può sfavorire entrambi. Infatti pratiche di questo tipo vanno contro le politiche di Google che può arrivare a penalizzare entrambi e far sparire dalle SERP i due siti. L’unica parola che conta in situazioni come queste è “Valore” ..il post/link altrui è accettabile solo se porta in qualche modo effettivi benefici ai tuoi lettori.
    • Affiliazione Google AdSense. A mio parere paradosso del web per eccellenza in quanto si è pagati per mandare gli utenti da qualche altra parte..inoltre ai fini di una monetizzazione degna di questo nome si necessita di molto traffico. Altro problema legato ad AdSense è che crea dipendenza infatti nel momento in cui si inizia a guadagnare pensi “Grande! Allora se  faccio questo piccolo cambiamento potrei guadagnare di più..” ed è esattamente in questo momento che cominci a dare poca importanza ai contenuti per dare priorità agli annunci. Risultato finale? Il tuo blog si convertirà in un immenso annuncio con il conseguente calo della qualità e quindi del traffico.

    La prova di ciò sono moltissimi siti di informazione locale, nell’immagine in basso uno screenshot di Salernonotizie.it che presenta all’apertura della pagina ben cinque banner pubblicitari contro quattro notizie. Tralascio ogni commento in merito alla qualità delle notizie.

    sovrutilizzo-di-banner

    Esiste un segreto per guadagnare in Internet? 

    Il vero segreto per fare soldi con Internet è conoscere i problemi dei tuoi utenti e dare loro una soluzione.

    Ciò che vedo (e sento) più spesso è gente che pensa di costruire un blog attorno ad un tema, no attorno ad un target di audience potenziale, alle sue necessità, sue motivazioni e suoi obiettivi. Almeno è questo, secondo me, il modo migliore per lavorare. Di sicuro ci sarà qualcuno poco d’accordo con questa affermazione.

    Freelancing

    Ovvero vendere i tuoi servizi ad ora o a progetto. È il modo più facile ed immediato per iniziare a guadagnare qualcosa dal tuo blog.

    Inoltre esistono agenzie virtuali dove puoi annunciare i tuoi servizi (ed ovviamente il tuo portale). Personalmente conosco Elance.com dove puoi incontrare ogni tipo di servizi, amministrativi, di disegno, sviluppo siti, marketing ecc..solo per nominarne alcuni.

    In ogni caso però le migliori opportunità lavorative sono quelle proposte che arrivano attraverso la tua rete di contatti. Da qui la necessità di costruirti una reputazione positiva nella tua nicchia, devi lavorare al marketing del tuo brand. Ed è proprio il tuo blog che può aiutarti a costruire questa reputazione, questa visibilità.

    Quanto si guadagna come freelancer?

    Dipende dalla tua autorevolezza e dal nome che sei riuscito a costruirti nella tua nicchia. Quanto maggiore è il tuo prestigio e noto è il tuo nome, tanto maggiori saranno i tuoi onorari.

    Il vantaggio di essere freelancer è che non hai bisogno di avere un target molto grande. “Semplicemente” devi fare in modo di:

    • Creare dei contenuti eccezionali
    • Creare una rete di contatti che ti assicurino una buona reputazione
    • Avere dei buoni feedback

    Coaching/Consulenze

    Il passo immediatamente successivo a quello di freelancer è la consulenza.

    Che differenza c’è tra l’essere consulente e l’essere freelancer?

    La differenza è che nella prima la relazione con il cliente si riferisce ad un periodo più lungo o è a carattere periodico. Inoltre agli occhi di un cliente un freelancer è un ragazzetto barbuto con pantaloni corti che vaga per il mondo col il tablet nello zainetto mentre il consulente è visto come un professionista a tutti gli effetti, ovviamente ci si aspetta da un professionista un lavoro migliore, oltre che un onorario più alto.

    Ovviamente per entrambi i casi fondamentale sarà saper dimostrare la tua esperienza con casi di successo e best practices. Si sa che l’utente pensa che se altri sono felici dei tuoi servizi allora è molto probabile che lo sia anche lui.

     Trainings/workshops/conferenze

    Attraverso i tuoi contenuti puoi arrivare a tenere conferenze, speech, seminari e workshop.

    Ciò può farti guadagnare bene anche nel caso in cui non ti paghino per quella conferenza. In che modo? Puoi utilizzare quell’occasione per promozionarti.

    Chi ascolta durante un incontro è un pubblico super targettizzato, sicuramente interessato a quell’argomento (per qualsivoglia motivo) e ciò fa si che ci siano più possibilità che comprino i tuoi servizi visto che già ti hanno conosciuto ed hanno assistito alla tua professionalità.

    Ovviamente quando parlo di incontro non mi riferisco solo a conferenze o workshop presenziali, tutto ciò si può fare anche attraverso webinar, teleconferenze o lezioni online.

    Qui una lista di utili tool per preparare un webinar:

    • GoToWebinar, un grande classico, risultati molto buoni però un pochino caro all’avvio di un attività
    • Free conference call, gratis, molto popolare però con problemi di qualità del suono
    • Instant Teleseminar, a pagamento però molto efficace

    Infoprodotti

    Costituiscono un  fantastico modo per avere degli ingressi in maniera “passiva”, infatti questi permettono di continuare a guadagnare anche quando si è malati o si è in vacanza (così si ovvia al primo problema dei liberi professionisti: se non si lavora non si guadagna).

    Gli infoprodotti sono una fonte di reddito scalabile in quanto se ne possono vendere in quantità illimitata anche durante un ora di lavoro freelance, ed il costo della vendita ad un soggetto è lo stesso della vendita ad un milione di persone.

    Ovviamente sto parlando, per esempio degli e-book, corsi online preregistrati ecc..

    Senza dubbio, anche in questo caso, questi prodotti devono creare valore. La attenzione al cliente è fondamentale per generare una rete di persone soddisfatte e conseguire così feedback positivi e recensioni.

    Focalizzarsi sulla conversione e sulla retention

    In molti credono che la cosa più importante nel lavorare online sia il traffico. Beh oramai da qualche anno si è capito che la maggiore focalizzazione dev’essere sulla retention e sulle conversioni. A che serve avere dieci mila visite se nessuna di queste si converte in cliente? A questo punto meglio avere 100 visite ma una conversione al 50%!

    Secondo voi ci sono altri modi per monetizzare con web? Non siete d’accordo con qualcuno di questi? Avete alcuni dubbi riguardo il come metter su delle attività del genere? Volete picchiarmi per ciò che ho scritto?

    Mi piacerebbe sapere la vostra..

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      consigli seo per ecommerce

      Consigli SEO per eCommerce: le migliori Best Practices

      Vincenzo Calicchio No Comments



      Riuscire a far sì che un progetto di eCommerce appaia tra le prime posizioni su Google è sempre più difficile, non solo perché ci troviamo a competere con dei giganti come Amazon, ma anche perché il numero di competitor stesso cresce giorno dopo giorno. Per questo motivo, è utile comunicare e scambiarsi consigli sulla SEO per eCommerce,  rimanere aggiornati e lavorare al meglio al vostro progetto web.

      Benché la concorrenza sia a dir poco feroce, il settore dell’eCommerce sta attraversando un periodo d’oro e non si prevede un rallentamento dei tassi di crescita.

      In questo articolo, oltre a parlare della SEO per eCommerce, darò anche una serie di consigli basilari per migliorare il posizionamento di uno shop online. L’articolo è tradotto ed integrato da questo post di Javier Riestra nel blog di SEMrush, super professionale e ricco di spunti e riflessioni interessanti.

      Ora, la domanda fondamentale…

      Sapete come fare SEO per eCommerce e come fare a posizionare il vostro shop online?

      Come riuscire far sì che il vostro shop attragga utenti interessati ai vostri prodotti? Come trasformare, poi, questi utenti in clienti?

      Parte della soluzione passa per la SEO dell’eCommerce, e consiste nel riuscire a posizionare il vostro negozio per ricerche specifiche riferite ai vostri prodotti/servizi. Ho detto “parte della soluzione” perché intorno alla SEO va sviluppata un’intera strategia di Inbound Marketing, evitando che il posizionamento resti fine a sè stesso.

      Lista di consigli base per migliorare la SEO del vostro shop online 

      ➤ Cercate e scegliete le keyword giuste

      Questa è senza dubbio una delle tappe più importanti per la vostra strategia di web marketing. Scegliere le parole sbagliate renderà il lavoro successivo completamente inutile. Accadrà altrettanto se vengono scelte keyword mainstream. Avere una concorrenza troppo alta complicherà di molto il lavoro per ottenere un buon posizionamento.

      Accade l’opposto, invece, adoperando parole chiave poco usate. Posizionarsi sarà relativamente semplice ma il rovescio della medaglia è che si otterrebbero troppe poche visite, necessarie per acquisire clienti.

      Le keyword ottimali sono quelle che bilanciano bassa concorrenza e numero di ricerche. Uno strumento molto utile per aiutarsi nella scelta è il Google Keyword Planner (uno dei tool di Google AdWords).

      I risultati del tool vi indicherà le migliori keyword per cui posizionare il vostro negozio online! Ecco come effettuare una ricerca con il Keyword Planner:

      come-usare-il-keyword-planner

      Nella prima schermata va scelta la voce “Visualizza i dati e le tendenze del volume di ricerca” in modo da poter effettuare la ricerca.

      come-fare-una-ricerca-sul-keyword-planner

      In opzione 1 vanno inserite le parole chiave per cui vorreste posizionarvi. Se avete una lista lunga, consiglio di caricare direttamente il file in opzione 2. Il GKP ti permette anche di mirare la ricerca, filtrandola per tempo, luogo geografico, luogo online (se Google o partner) e fornisce l’ulteriore possibilità di scartare determinate parole a prescindere (corrispondenza inversa). Per visualizzare i risultati, clickate “Mostra volume di ricerca”.

      come-scegliere-le-keyword-con-google-kwyword-planner

      Questo è un esempio dei risultati che fornisce il GKP. Dovrete scegliere quelli più bilanciati tra “Media di ricerche mensili” e “Concorrenza”.

      Andiamo ad analizzare le varie voci:

      Media ricerche mensili: Numero medio di volte in cui è stata cercata la parola in un mese

      Concorrenza: Livello di competizione in Google AdWords, fa riferimento al numero di soggetti che effettuano campagne per quella keyword. Presumibilmente i dati per la SEM sono simili a quelli per la SEO.

      Offerta consigliata: Si riferisce a Google AdWords.

      Idee per gruppi di annunci: Sono i suggerimenti di Google per trovare nuove parole chiave affini a quelle inserite precedentemente.

      ➤ Scegli bene la piattaforma di eCommerce

      Se vogliamo che il nostro shop sia ottimizzato SEO in tutti gli aspetti (e se vogliamo che lo sia con facilità) e quindi se vogliamo giungere al posizionamento la scelta della piattaforma di sviluppo è altrettanto importante. Mai dobbiamo trovarci nella situazione in cui per esempio:

      • Abbiamo URL no SEO-friendly e non modificabili
      • Non possiamo modificare title, description ed altri aspetti importanti per la SEO
      • Il sito non è ottimizzato mobile
      • Non carica velocemente
      • Ecc…

      Ciò di cui si ha bisogno come il pane è flessibilità, usabilità e velocità. Una scelta sbagliata all’inizio per la piattaforma da utilizzare può essere fatale o può costare molti soldi in futuro.  Secondo me le uniche soluzioni valutabili sono tre:

      1. Woocommerce. Miglior plugin eCommerce di WordPress, adatto per shop con alcune centinaia di prodotti.
      2. Prestashop. Soluzione ottima per negozi con alcune migliaia di prodotti.
      3. Magento. La più professionale delle tre scelte, adatta per progetti di eCommerce di altissima portata (ma anche la più difficile da usare).

      Se qualcuno cerca di propinarti altre soluzioni scappa finché sei in tempo!!

      Descrizioni dei prodotti 

      Le informazioni che vediamo per ogni prodotto devono essere originali ma soprattutto devono essere uniche, e questo è un lavoro che devi fare tu da solo, non esiste alcun programma che  fornisce questo tipo di contenuti e che sappia coniugare qualità e quantità sia per l’utente che per il motore di ricerca. Bisogna solo lavorare di Creatività (facendosi sempre aiutare dal Google Keyword Planner!).

      Lo ammetto, è un processo super noioso da fare a mano prodotto per prodotto, ma fatto in questo modo hai molte più possibilità di giungere al risultato.

      Ciò che invece NON bisogna fare quando si lavora alle descrizioni dei prodotti è:

      • Copiare i contenuti dalla pagina di un tuo fornitore. Verrebbe visto come contenuto duplicato
      • Copiare i contenuti da un tuo concorrente. Sempre contenuto duplicato
      • Non inserire alcuna descrizione. Opzione pessima per il posizionamento, inoltre è un occasione persa di mettere in mostra il prodotto.
      • Descrizioni troppo corte. Come sopra.

      Ti consiglio questa Guida per l’ottimizzazione SEO in WordPress per cominciare a capire come e dove metter mano se lavori su questo tipo di piattaforma.

      ➤ Non tralasciare le categorie dei prodotti

      Uno degli errori SEO più comuni per eCommerce è quello di considerare tag e categorie come secondari o per nulla importanti.  In realtà risultano essere basilari in termini di:

      • Struttura del sito
      • Usabilità

      Ragion per cui capita spesso di trovare shop su cui si è lavorato unicamente sui prodotti dimenticandosi della categorizzazione. Le raccomandazioni basilari per le pagine delle categoria sono:

      1. Lavora alla SEO delle categorie nello stesso modo che fai con l’ottimizzazione dei prodotti.
      2. Aggiungi descrizioni originali e di qualità.
      3. Fallo non pensando solo al bot ma soprattutto all’utente.
      4. Per quanto riguarda i tag valuta bene l’inserimento o meno del no index – no follow, personalmente lo consiglio sempre per evitare contenuti duplicati.
      5. Aggiungi immagini ottimizzate (titolo, descrizione, peso, alt ecc…).
      6. Valuta l’inserimento di un video.

      Per quanto riguarda quest’ultimo punto va detto che i video piacciono tanto sia agli utenti che ai motori di ricerca (a quest’ultimi in realtà piace il loto effetto sull’utente) e sono uno degli elementi più funzionanti per quanto riguarda lo share sui social network.

      ➤ Fai molta attenzione all’eliminazione dei prodotti. 

      Cancellare un prodotto dallo shop, sia perché sia scaduto sia perché non vogliamo più venderlo, è qualcosa che accade spesso nei progetti eCommerce ed è qualcosa che nella stragrande maggioranza dei casi viene gestito in malo modo.

      Ecco cosa accade di solito:

      1. Per una qualsiasi ragione non vogliamo o non possiamo più gestire e vendere quel determinato prodotto (o servizio)
      2. Eliminiamo la pagina del prodotto

      Questo errore è molto grave in quanto la pagina che abbiamo cancellato continuerà ad essere indicizzata dai motori di ricerca ed inoltre può essere collegata a blog e social, ciò provoca il famoso errore 404 (pagina non trovata) e può portare fino ad una penalizzazione da Google.

      errore-404-di-google

      Come correggere un errore 404?

      Bisogna creare un redirect 301, indirizzando bot ed utente verso un altra pagina a nostra scelta, possibilmente un prodotto simile o se non esiste verso la categoria.

      Personalmente per correggere questi errori uso il plugin di WordPress Redirection che permette di risolvere facilmente tutti gli errori andando a segnalare la pagina di partenza (quella con l’errore) e la nuova pagina di destinazione.

      plugin-redirection

      Solo così facendo stiamo alla larga da possibili penalizzazioni e l’utente non solo non vedrà alcun errore ma finirà in una pagina con un prodotto affine aumentando così la possibilità d’acquisto.

      ➤ Feedback sui prodotti 

      E’ super raccomandabile permettere ed incentivare gli utenti di lasciare voti e feedback sui prodotti dello shop, ciò perché:

      • Migliorano la conversione.
      • Aiutano nella scelta i potenziali clienti ancora indecisi.
      • Sono molto positivi anche in ottica SEO.

      Ai motori di ricerca piacciono i contenuti sempre nuovi ed aggiornati e feedback e commenti sono un modo di mantenere sempre “freschi” i contenuti di una pagina che altrimenti non sarebbe mai aggiornata.

      Inoltre, i voti sui prodotti permettono anche di arricchire gli snippet. Grazie a ciò riusciremo ad avere nella pagina di Google uno snippet diverso rispetto a quelli della concorrenza, che da più nell’occhio e quindi permette un migliore CTR. Ecco come:

      esempio-di-rich-snippet

      Ottimizza tutte le immagini

      Gli shop online sono una tipologia di pagina web contenente molte immagini, ragion per cui se vuoi lavorare bene alla SEO del tuo eCommerce queste immagini vanno ottimizzate.

      Ecco come fare per ottimizzare le immagini di un (qualsiasi) sito:

      • Cambia i nomi delle immagini 

      Il nome di un immagine deve definire in maniera chiara ed inequivocabile il contenuto dell’immagine e contenere la keyword con cui posizionarti. Ovviamente nome ed immagine devono sempre corrispondere.

      Quindi, prima cosa da fare è cambiare tutti i nomi che si presentano così:

      DSC08y607sdgaa.jpg

      e trasformarli (per esempio) in così:

      giacca-da-uomo-estiva-armani.jpg

      • Ottimizza il peso delle immagini 

      Minore è il peso delle immagini, minore è la velocità di caricamento. Ciò è un fattore fondamentale in termini di esperienza utente.

      Quindi il peso va ridotto, ma attenzione a non perdere la qualità dell’immagine. Personalmente consiglio sempre di usare Photoshop e l’opzione “Salva per web”

      photoshop-salva-per-web

      Laddove non è possibile ci sono tool come tinypng che permettono di ottimizzare immagini PNG e JPG in maniera facile e veloce.

      • Migliora l’attributo Alt 

      L’attributo Alt è il nome dell’immagine che è utile al bot per capire il contenuto dell’immagine, è quello che permette il posizionamento il Google Immagini. Bisogna utilizzare keyword nel testo Alt ma mai (e dico mai!) abusare, altrimenti c’è pericolo di Keyword Stuffing (e quindi penalizzazione). Come sempre dobbiamo essere quanto più naturali possibile.

      Ecco cosa dice Matt Cutts a riguardo:

      ➤ Lavora alla struttura dei Link interni per le pagine dei prodotti

      Uno dei punti fondamentali per il posizionamento di piattaforme eCommerce è la struttura dei link interni al sito, ciò è super importante in ottica di:

      • Esperienza utente
      • Facilità di navigazione
      • Riduzione del tasso di rimbalzo
      • Aumento tempo di permanenza nel sito

       

      struttura-link-interni-per-ecommerce

      Struttura ottimale di link interni. Fonte: evemilano.com

      In tal senso è molto importante anche fare attenzione agli Anchor text (testi di ancoraggio, ossia la parola in cui è presente il link), questi devono essere quanto più naturali e descrittivi possibile. Evita di ripetere le keywords in maniere non spontanea ed eviterai ogni pericolo di penalizzazione. Come sempre l’essere spontanei è quanto di più aiuta per un posizionamento di qualità.

      Ecco alcuni fattori importanti per costruire una buona struttura di link interni:

      #1 Prodotti relazionati 

      Una delle modalità più facili ed utili per fare link building interna è quella di mostrare i prodotti simili ed affini in ogni pagina di prodotto.

      Ciò, da un lato è utile per l’utente giacché gli stiamo offrendo una maniera pratica e veloce di consultare altri prodotti ai quali può essere interessato, e dall’altro lato aiuta a distribuire la forza dei backlink in entrata in tutte le pagine del sito.

      #2 Prodotti in evidenza 

      Ovviamente in termini statistici questi sono prodotti per i quali c’è una maggior probabilità d’interesse per gli utenti, porglieli avanti è sicuramente una maniera per aiutarlo nel processo d’acquisto.

      #3 Blog 

      Grazie ai blog le possibilità di generare link interni e backlink esterni aumentano illimitatamente, ovviamente parlo di blog ben gestiti e soprattutto attivi!

      Puoi scrivere a proposito di qualunque tema relazionato ai tuoi prodotti/servizi ed inserire link alle loro pagine in maniera assolutamente naturale e spontanea. Un blog, inoltre, permette di aggiungere contenuti sempre nuovi che tanto piacciono ai motori di ricerca e che sono la prova di un progetto attivo e che altrimenti non potresti creare giacché i prodotti di uno shop online sono sempre gli stessi (salvo casi particolari e modifiche di prezzo e quantità in magazzino).

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        link-building-analisi-della-concorrenza

        Link Building: un esempio pratico di analisi della concorrenza

        Vincenzo Calicchio No Comments



        Spesso si sente dire che fare link building non è più importante come una volta e che Google dia più importanza ad altri fattori come i social network ecc..la verità è che ancora oggi avere tanti backlink (e sopratutto tanti di qualità) è cruciale ai fini del posizionamento. Ma prima di mettersi al lavoro e progettare una qualsiasi strategia, cosa fondamentale è l’analisi della concorrenza.

        Investigare il mercato e la concorrenza

        Fondamentale in quanto tante volte (troppe volte) accade che prima si crea il sito e dopo lo si vuole posizionare non conoscendo:

        • La struttura del mercato di riferimento
        • Di quanti backlink si ha bisogno
        • Di che tipo di backlink abbiamo bisogno

        Conoscere mercato e concorrenza è importante perché così facendo abbiamo informazioni su cosa ha funzionato, cosa manca e cosa possiamo fare per conseguire link.

        Per iniziare a studiare la concorrenza solitamente i SEO affermati usano tool pay come ad esempio SEMrush, in mancanza ci vengono in soccorso tool free. Ovviamente la qualità che possono dare tool come SEMrush, Sistrix ecc..non è paragonabile al lavoro svolto dagli strumenti free ma questi ultimi, a mio parere, sono un ottimo modo per introdursi nel settore. Quindi i passi da fare per conoscere il mercato sono:

        • Ricercare per keyword specifiche e vedere i risultati in SERP
        • Analizzare i risultati con strumenti free come Bulk Social checker e 99 web tools
        • Aggregare i risultati con excel
        • Trarne conclusioni

        Vediamo ora queste fasi passo per passo.

        Come molti sanno svolgo il mio lavoro viaggiando tra Las Palmas de Gran Canaria e l’Italia, analizzerò quindi una ricerca fatta già un bel po di tempo fa quando quando l’Oceano di Playa de las Canteras cominciò a chiamarmi, ossia “Escuela surf las palmas” (scuola surf las palmas).

        analisi concorrenza link building

        Nella top 10 troviamo i seguenti domini riferiti a differenti scuole di surf:

        • surfcamplaspalmas.com
        • grancanariasurf.es
        • universitysurfschoolcanarias.com
        • surfk.com
        • mojosurf.es

        Come primo passo andiamo ad analizzare i segnali sociali con Bulk social checker.

        analisi concorrenza link building1

        Dopodiché analizziamo Domain authority, page authority e totale di backlink per gli stessi concorrenti con uno dei tool di 99webtools.

        analisi concorrenza link building2

        Importante è sapere che i valori riportati da questi tool free non sono esatti ma sono un approssimazione.

        Cosa sono il domain authority ed il page authority?

        Per domain authority s’intende la possibilità che un dominio si posizioni per una qualsiasi ricerca, mentre il page authority è lo stesso concetto ma è riferito a singole pagine. Solitamente valori maggiori di 70 indicano un alta concorrenza, minori di 30 bassa concorrenza mentre sui 50 indicano concorrenza media.

        Ordiniamo ora le tavole per avere un idea del livello di concorrenza e cominciare a pensare “dove” vogliamo arrivare, fino a che punto possiamo e dobbiamo spingerci con la nostra strategia di link building.

        analisi concorrenza link building3

        Personalmente arrivato a questo punto analizzo i concorrenti con il valore più alto di Domain authority, in questo caso ne abbiamo solo cinque quindi li analizzerò tutti.

        Per questi competitor andremo ad approfondire l’analisi dei backlink informandoci su:

        • Totale backlink
        • Totale domini da cui provengono i backlink
        • Link dofollow
        • Link nofollow
        • Link su immagini
        • Link ricchi in parole chiave

        Questo è l’unico momento in cui sarebbe veramente importante usare un tool pay in quanto non ho trovato tool free che riescono a garantire un buon livello per questa analisi. Tra i nomi più noti nel mercato ci sono: Link counter, Open site explorer (versione limitata), Majestic (limitato) e la stessa SEMrush (anche in questo caso in una versione limitata). Questi i risultati ottenuti con la versione free di SEMrush:

        analisi concorrenza link building4

        Come avrete già notato l’ammontare totale dei backlink è diverso da quello della tabella in alto, ciò a riprova che i valori dati dai tool free sono approssimazioni e per un lavoro fatto a regola d’arte abbiamo bisogno di programmi affidabili (purtroppo pay).

        Questi analizzati fin’ora sono tutti dati riferiti alla quantità dei backlink, ma fondamentale sarà avere dati anche in riferimenti alla qualità, ovvero dobbiamo sapere da dove (e soprattutto da chi) provengono ovvero blog, news, enti, forum ecc..gli stessi strumenti che ho citato prima ci danno anche questo tipo di informazioni.

        Quello che dobbiamo fare ora è semplicemente imitare la concorrenza ed raggiungere i valori medi per ciascuno dei valori in questione. Va quindi costruita innanzitutto una base di link esterni.

        Come costruire la propria base di link?

        Directories

        A volte può essere importante costruire una base di backlink in directories, ciò infatti aiuta a:

        • Stabilire una certa autorità iniziale
        • Far si che Google ti indicizzi
        • Far saper che il tuo sito esiste

        Non tutte le directories sono buone, anzi di fatto la stragrande maggioranza non lo sono e possono pregiudicare anziché aiutare, fino addirittura possono esser causa di penalizzazioni.

        In questo caso vige un unica regola:

        La qualità vince sulla quantità

        Meglio 5 link in directories di valore che 100 in directories di pessima qualità. Una maniera per avere certezza di quale directories si e quale no è utilizzare lo stesso SEMrush analizzando il dominio e verificando una eventuale caduta nella visite organiche. Nel caso vi sia tale caduta tale directory è assolutamente da evitare!

        A prescindere da ciò, il web è pieno di articoli di professionisti affermati che consigliano le migliori directories a cui riferirsi.

        Social network

        Si tratta semplicemente di registrarsi, compilare delle informazioni necessarie e curare le reti sociali..più facile a dirsi che a farsi!! Ovviamente dietro ciò c’è una intera “scienza” e quintali di studi negli ultimi anni ma in questa sede non è questo l’aspetto che mi interessa approfondire.

        È molto importante registrarsi e curare i social network anche perché solitamente i siti di SPAM non hanno un attività del genere, quindi ciò è una delle cose basilari per dare fiducia a Google.

        Dipendendo dal mercato/settore, ogni attività commerciale ha delle sue reti sociali specifiche (anche sconosciute) o quanto meno più adatte. Ad esempio se state curando il SEO di una palestra di arti marziali c’è martialtribes.com

        I tuoi conoscenti e le pagine che controlli

        Si tratta di richiedere backlink a conoscenti che gestiscono siti web, pagine ecc..oltre che farlo con le proprie altre attività online, ovviamente tenendo sempre presente la contestualizzazione dei contenuti. Ciò infatti va fatto con cognizione di causa e tenendo sempre come riferimento la creazione di valore per la propria utenza.  Importante: mai abusare di questa tecnica!

        Ciò di cui ho parlato fin’ora è la base di una strategia di link building, da ora in avanti possiamo avanzare a guadagnare backlink di maggiore qualità. Una volta raggiunti i valori medi della concorrenza possiamo avanzare con la strategia di link building vera e propria.

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          consigli guest posting

          Guest Posting: come contattare gli influencer

          Vincenzo Calicchio No Comments



          Occuparsi di Web marketing non vuol dire chiudersi nella propria stanza e sbattersi per cambiare stringhe di codice, creare contenuti, modificare immagini ecc.. anzi la cosa più importante è aprirsi al mondo per condividere, comunicare, imparare, insomma per fare rete… ed il Guest Posting è la tecnica a disposizione per chi si occupa di SEO e di Link Building!

          A proposito se stai sviluppando la tua strategia per ottenere backlink sicuramente ti interesserà questo articolo:

          Se rimanessimo chiusi nella nostra stanza correremmo seriamente il rischio di fare la fine di quel tizio che è andato sulla Luna ma per secondo..nessuno ricorda il suo nome. E’ quindi fondamentale incontrare gente interessata ai nostri contenuti ed imparare a contattarli correttamente. In questo articolo condivido il mio metodo di lavoro che consiste nel:

          • Investigare
          • Segmentare
          • Contattare

          Al di là degli influencer sarà importante anche cercare e trovare siti web simili al nostro (ma non concorrenti) ai fini di:

          • Promozioni incrociate ai due siti da newsletter, social network, pagine specifiche dei siti in questione

          Quindi si tratta di un do ut des che conviene ad entrambi, ad oggi diremo revenue sharing. Tale collaborazione sarebbe ottimale, ovviamente se fatta con regolarità.

          Cercare gli influencer 

          come-contattare-gli-influencer

          Ovvero investigare e trovare soggetti che fanno al nostro caso e potrebbero esserci in qualche modo utili. A tal fine possiamo utilizzare vari strumenti:

          BuzzStream

          Economico, il pacchetto minimo base costa 29 Euro mensili e facilita molto il lavoro, è disponibile anche una estensione per Chrome.

          FollowerWonk

          Free e basato su twitter. È una app di moz per cercare follower di influencer, così facendo arriviamo ad una utenza super targettizzata con info complete su follower, following, days old e social authoriy (con paramentri propri di follower wonk). Tali persone sono sicuramente da contattare.

          Topsy

          Anch’esso basato su twitter, utile per cercare influencer per parole chiave.

          Oltre a questi strumenti professionali (o semi professionali) altrettanto utili sono:

          • La cara e vecchia ricerca in SERP
          • La creazione di Alert (tramite Google alert) per parole chiave specifiche di settore. In tal modo stesso Google ti avviserà ogni qualvolta qualcuno nel mondo scrive di quel determinato argomento.

          Segmentare gli influencer

          Dopo aver trovare e stilato una prima lista di influencer dobbiamo dividerli in base alla loro priorità. Questa segmentazione è molto importante in quanto non possiamo contattare nello stesso modo i vari influencer.

          Per esempio un conto è contattare un sito molto popolare, che magari riceve moltissime mail al giorno ed un altro conto sarà contattare uno poco popolare, senza dubbio con i primi dobbiamo fare più attenzione.

          Contattare gli influencer

          Risponderesti mai ad una persona sconosciuta che ti sta chiedendo un link? Molto probabilmente no, ragion per cui prima di contattare è preferibile stabilire una relazione, entrare nel suo radar per far si che non appaiamo come completi sconosciuti.

          perché-sono-importanti-gli-influencer

          Sei cose da fare prima di contattare un influencer

          1. Condividere suoi contenuti nei tuoi profili social
          2. Commentare il suo blog, ovviamente sto parlando di commenti elaborati ed interessanti, che creino valore
          3. Aggiungerlo ad una lista di Twitter
          4. Iscriverti ad una sua mailing list
          5. Avvisarlo di eventuali link morti nel suo sito
          6. Citarlo nel proprio post/articoli

          Tutto ciò dobbiamo farlo per entrare nel suo radar di influenza, una volta dentro, il mio consiglio è di continuare così per qualche giorno (o settimana) per poi inviargli una mail. La mail dev’essere ovviamente personalizzata ed importante sarà far capire che abbiamo considerazione di lui (o lei) ed apprezziamo il suo lavoro.

          Un esempio di testo da inviare per fare guest posting è:

          Oggetto: Ti interessa lasciarmi collaborare al tuo blog?

          Salve XXX
          Mi chiamo Vincenzo Calicchio e mi occupo di SEO per il sito XXX. In queste ultime settimane ho deguito molto il tuo sito ed ho trovato molto interessanti i tuoi articoli, in particolare XXX di cui mi ha molto colpito la forma di XXX.
          Ti scrivo questa mail per sapere se potrebbe interessarti lasciarmi collaborare al tuo blog offrendoti un mio articolo per la pubblicazione. Ho notato che scrivi molto sul tema XXX e penso che ai tuoi lettori potrebbero interessare i seguenti temi:
          XXX
          XXX
          XXX
          Cosa ne pensi? Credi che sia fattibile una collaborazione?
          Ti saluto e ti ringrazio per l’attenzione
          Enzo

          Come far si che più persone leggano la tua mail?

          Ai fini di un migliore tasso di apertura delle mail consiglio di:

          • Fare molta attenzione al testo della mail
          • Essere breve
          • Chiamare il destinatario per nome
          • Presentarsi
          • Spiegare l’obiettivo della mail in una riga, massimo due
          • Dimostrare di conoscere il blog in questione
          • Aggiungere URL di articoli del blog
          • Essere cordiale ma non informale
          • Offrirsi di rispondere ad eventuali dubbi
          • Aspettare 3 o 4 giorni prima di contattare una seconda volta in caso di non risposta, questa seconda mail dev’essere più breve della prima

          Inoltre molto importante è fare prove in merito ai risultati ottenuti, per esempio testando mail diverse con A/B test. Ovviamente a fine di tali prove sceglieremo i testi che ci danno i risultati migliori.

          P.s. Tanto per completezza, il secondo uomo sulla Luna fu Buzz Aldrin!

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            Social Media Case History: l’analisi di ASOS

            Vincenzo Calicchio No Comments



            Nella mia vita ho poche certezze, una di queste senza dubbio è riferita al fatto che 1 solo esempio conta più e rimane più impresso di 1000 parole. Ragion per cui spesso vado a ricercare casi di eccellenza e storie di varia natura in riferimento al mio lavoro. Questa volta, dopo aver già scritto di importanti casi di studio riferiti al B2B voglio parlarvi di un case history a proposito di Social Media B2C e l’esempio che vi porto è quello dell’eCommerce di vestiti ASOS. Tale caso non spicca per particolare originalità e creatività ma è la dimostrazione che lavorando bene, nel tempo ed utilizzando intelligentemente gli strumenti a disposizione si possono raggiungere risultati importanti.

            I contenuti che vi sto per proporre sono tradotti ed integrati da questo articolo di Sophie Deering su linkhumans.com che ho trovato particolarmente completo, ben fatto oltre che ben scritto. Ma prima di partire voglio consigliarvi la lettura di quest’altro post a proposito di Social Media di Successo, è il caso di una pizzeria di Buenos Aires e la sua folle strategia.

            Ma continuiamo…

            Conoscete ASOS?

            ASOS.com è un negozio online di portata globale, dedicato alla moda ed ai prodotti di bellezza, con base nel Regno Unito. È diventato rapidamente il più grande venditore al dettaglio online di prodotti legati al mondo della moda e, dal suo esordio nel Giugno 2000, ha venduto oltre 65,000 prodotti con marchi autonomi, globali e locali. Offrono un servizio di spedizione gratuita in 234 paesi ed hanno siti web localizzati per Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna, Italia, Australia, Russia e Cina, attirando ogni mese 29.5 milioni di utenti.

            asos-italia

            La moda non è il loro unico punto forte, di fatto hanno fatto anche dei passi nel mercato editoriale, con il lancio di una loro rivista mensile nel 2007, dedicata all’utenza femminile. Insieme alla rivista, che è disponibile sia online che in forma cartacea, gestiscono anche un blog chiamato “Daily Newsfeed”, sul quale condividono post sullo stile, la bellezza e le celebrità.

            Il sito web ASOS è costruito in modo da ottimizzare l’esperienza di navigazione del cliente, a partire da una vasta gamma di strumenti ed offerte speciali, video di sfilate di modelle con abiti in vendita, fino ad “ASOS Fashion Finder”, uno strumento molto gettonato che mostra le tendenze della moda selezionate dagli stilisti e dai fashion blogger.  App facili da utilizzare sono disponibili sugli smartphone e sui tablet, sia per il negozio ASOS che per il Fashion Finder, rendendo la navigazione semplice, accessibile ed immediata.

            La nicchia di mercato scelta dal marchio ASOS è la moda dal 2000 in poi; ASOS sa bene che è una necessità di mercato essere sempre freschi e innovativi, al fine di incontrare i gusti dei loro acquirenti favoriti. Per questo motivo hanno sfruttato al massimo i social, mantenendo una presenza assidua. La società gestisce account su LinkedIn, Pinterest e Google+, tra gli altri; allo stesso tempo, sono molto attivi su Facebook, Twitter ed Instagram. Ecco una visione più approfondita di come fanno uso di queste tre importanti piattaforme per operare nel mercato.

            Come ASOS utilizza Facebook

            La pagina ufficiale ASOS di Facebook, con quasi 3.8 milioni di fan, è al momento una delle più importanti per quanto riguarda i brand di vendita al dettaglio, comparata ad altre come Boohoo con 2.2 milioni e Net-a-Porter con 1.3 milioni. Non risulta particolarmente originale la gestione della fan page (nessun post è stato realmente virale) ma tutti i contenuti sono interessanti ed in linea sia con il prodotto che non il loro target.

            La prima cosa che salta all’occhio è il reindirizzamento verso la pagina del Brand del paese di provenienza, è come se ci fosse un unica pagina (infatti il numero dei fan è lo stesso) ma con più URL tutte riferite a paesi diversi, è qualcosa che non avevo mai visto prima. Sarebbe interessantissimo sapere come attuare questa strategia.

            asos-facebook

            In ASOS, usano la pagina per promuovere nuovi prodotti e nuove offerte, tanto quanto per reindirizzare il traffico agli articoli del loro blog ed alla rivista online.

            In una giornata tipo, postano 1-2 aggiornamenti grafici, anche nei fine settimana; questi raggranellano in media duecento “like” e una dozzina di commenti. Gli aggiornamenti che tendono a riscuotere più successo sono quelli riguardanti le celebrità; in aggiunta, competizioni ed altri post, che incoraggiano i fan a mettersi in gioco, ricevono ulteriore consenso. Un esempio recente è dato dalla campagna #AsSeenOnMe (ComeMiSta), che chiede ai propri clienti di taggarsi in foto mentre indossano i loro acquisti ASOS, con l’opportunità di far parte di una galleria sul sito web ufficiale. Un album di foto caricate dai clienti ASOS è stato aggiunto alla pagina Facebook, come prova tangibile del loro contributo. Questa è una tecnica di marketing particolarmente efficace, poiché aiuta a costruire una relazione con i clienti, valutarne i gusti e gli stili, mostrando al contempo ciò che è in vendita sulla piattaforma.

            I clienti usano spesso la pagina Facebook come mezzo per contattare la compagnia, con domande sugli acquisti, e l’ASOS, diligentemente, risponde a tutti i loro fan in modo utile e cordiale, anche ai clienti più difficili.

            Come ASOS gestisce Twitter

            In ASOS sono specialmente attivi su Twitter ed hanno molti account da gestire per raggiungere differenti obiettivi di mercato.La loro pagina globale sulla moda (@ASOS) ha circa 900,000 follower, in contrasto con i 15.5k di @Boohoo ed i 24,3k di @NetAPorter; hanno anche pagine per ASOS Australia, Stati Uniti, Francia, Spagna, Germania, Italia, ASOS Menswear, ASOS Careers, ASOS Fashion Finder, ASOS Marketplace e ASOS Greenroom.

            Una Best Practice molto interessante è quella di gestire anche un servizio parallelo di assistenza clienti direttamente su Twitter @ASOS_HeretoHelp, ciò gli permette di mantenere segreta la corrispondenza con i clienti insoddisfatti; cosa molto importante al fine di mantenere un’immagine positiva del marchio.

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            La gestione dei clienti su Twitter (evidentemente negli ultimi giorni hanno avuto dei problemi)

            Un grosso ammontare di tempo e risorse viene investito per mantenere attivo l’account Twitter e coinvolgere gli utenti. Sono notevolmente attenti quando si tratta di rispondere ai commenti ed alle domande dei clienti, ovviamente specialmente sull’account di assistenza.

            L’elemento chiave per l’utilizzo di numerosi account sulla moda è la circolazione di storie sul loro blog e sulla rivista, in aggiunta condividono spesso immagini e video appropriati a proposito dei loro utenti.

            Gli aggiornamenti che attirano l’attenzione di più follower sono generalmente quelli in cui i clienti possono identificarsi, come GIF divertenti sulla pigrizia di fine settimana e consigli sulla moda facili da seguire; normalmente ricevono circa un centinaio di preferenze e due dozzine di retweet per post.

            E su Instagram?

            Diversamente dalla loro pagina Facebook e Twitter, ASOS ha dato all’account Instagram un tocco molto più personale e presenta ai fan qualche piccolo “retroscena” della vita al “Quartier Generale ASOS’.

            Utilizzano Instagram come qualunque altro utente, sulla scia di tendenze già esistenti come i selfie e le foto del cibo. Postano spesso scatti della colazione dello staff o della pausa caffè, degli abiti dello stilista (targati ASOS, chiaramente). Questo avvicina il marchio ai fan e questi, vedendo i prodotti ASOS su persone comuni, trovano ispirazione per i loro acquisti sul negozio online.

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            Ecco un esempio di come ASOS gestisce Instagram

            Gli hashtag sono utilizzati occasionalmente nei post per massimizzarne la visibilità tramite la funzione “cerca”, ma comunque con oltre 3 milioni di follower non sono poi così necessari e lo scopo del loro account sembra essere la costruzione di un rapporto con i fan, più che pubblicizzare i prodotti. Infatti, sono i clienti che utilizzano più spesso gli hashtag affiliati ed ora è possibile trovare oltre 1 milione di immagini taggate #ASOS, per cui suppongo che l’operazione di marketing venga svolta per conto loro dagli utenti.

            Nel Dicembre 2014, l’ASOS ha lanciato un calendario dell’Avvento con sfide e premi del Brand da vincere ogni giorno fino a Natale; tutto ciò che i fan avrebbero dovuto fare era postare una foto festiva con l’hashtag #instaadvent. Le competizioni come queste possono fornire poca pubblicità al marchio, consideranto che persone diverse dai fan non avrebbero associato istantaneamente il Brand all’hashtag “instaadvent”, ma l’interattività e le possibilità di vittoria hanno cementato la fedeltà dei clienti abituali.

            La gestione dei reclami in ASOS

            Il gran numero di follower sui loro social è indicativo dell’efficacia della loro strategia e dimostra quanto siano in gamba nell’attrarre l’utenza bersaglio delle loro campagne. Nonostante i loro account beneficino della buona immagine del marchio e riportino molte opinioni positive, un gran numeri di clienti li utilizza anche per riferire alla compagnia di cosa non sono soddisfatti: questo avrebbe una cattiva influenza sull’immagine della compagnia, se i post fossero pubblici. ASOS ha risolto questo problema su Twitter con un account dedicato al servizio di assistenza clienti.

            Su Facebook ed Instagram non hanno fatto lo stesso, ma le varie problematiche che spesso compaiono nei commenti sotto le immagini condivise e vengono risolte solo rispondendo pubblicamente, compito che viene solitamente svolto molto bene.

            Conclusioni

            Per ASOS, i social media sono lo strumento perfetto per rivolgersi ai loro clienti prediletti, giovani e alla moda. Gli consentono di comunicare direttamente con i fan, aiutando a costruire una relazione che li coinvolga, che li faccia sentire vicini al marchio e che fornisca agli acquirenti aiuti e suggerimenti. Questo tipo di personalizzazione aiuta gli utenti ad immedesimarsi nel marchio, di modo che si rivolgano alla compagnia e la raccomandino ad altri.

            Complessivamente, penso che ASOS sia un marchio da tenere in considerazione in materia di social media e che le altre compagnie possano trarne spunti molto utili.

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              Translator: Valerio Graziano

               

              strategie social di successo

              Strategie Social di Successo: la pizzeria Ugi’s

              Vincenzo Calicchio 2 comments



              Alle volte il mondo dei Social Network si trasforma nel mondo dell’assurdo. E’ quanto ho appreso da questo illuminante articolo della rivista Spagnola Yorokobu. Quintali e quintali di libri e pubblicazioni in merito a strategie social di successo vengono resi inutili dalla pagina Facebook di un pizzaiolo Argentino. E’ l’ulteriore riprova che la regola “Il cliente ha sempre ragione” è una “Cagata pazzesca“.

              La non – strategia social di successo

              Catena di pizzerie di Buenos Aires, Ugi’s fu fondata da Hugo Solis (incredibile non sembra essere di origine italiane) alla fine degli anni ’80 e ad oggi può vantarsi (è un vanto?) di vendere la pizza più economica della Città.

              gestione social

              I migliori pizzaioli di Buenos Aires vecchia

              La formula per riuscire a mantenere i prezzi così bassi ovviamente prevede alcune rinunce per i clienti come:
              • Accettare che ti serva un solo tipo di pizza (quella con la mozzarella).
              • Che gli unici condimenti disponibili siano il sale e l’origano.
              • Che entrambi si presentino in una bottiglia di plastica da mezzo litro con un buco sul tappo.
              • Che l’arredo del locale sia in qualche modo “minimalista”.
              • Che non si effettuino consegne.
              • Che le salviette non siano il massimo della pulizia.
              • Che la scelta delle bibite sia molto limitata.

              best practices social

              Nonostante tutto, e sebbene siano in tanti a Buenos Aires a disprezzare tale offerta gastronomica, mangiare una pizza da Ugi’s è un obbligo quando si è nella capitale Argentina. Per poco più di 4 Euro è possibile, infatti, mangiare una pizza formato famiglia e una bibita (che aiuti a farla scendere). E noi Italiani conosciamo bene il prezzo delle pizze all’estero!

              gestione facebook

              La Torre di Pisa di Ugi’s

              Se ancora il prezzo è troppo alto, si può in ogni caso optare per le generose porzioni singole con le quali la fame starà a bada per un bel po.  Inoltre Ugi’s è un posto dove è possibile sedersi accanto ad una clientela alquanto variopinta.

              facebook pizzeria

              Parte della realtà della pizzeria restò immortalata anche in uno dei film più celebri per gli Argentini ovvero “Pizza, Birra y fasso” di Adrián Caetano e Bruno Stagnaro dove i protagonisti, non avendo altro, mangiano una pizza da Ugi’s prima di andare a scalare l’Obelisco di Avenida 9 de julio.

              Un film tanto famoso in Argentina che quest’Estate un giovane con la Maglia di Argentina ’78 ha voluto ripetere l’impresa finendo però male.

              Dai Social Network alla politica economica

              La presenza di Ugi’s all’interno della società dei cugini del Sud America è tale che recentemente è stato pubblicato l’Indice Ugi’s riferito al potere d’acquisto sulla falsa riga dell’Indice Big Mac negli Stati Uniti usato per determinare il reddito pro-capite secondo il prezzo del famoso hamburger. Autore della trovata è il popolare media Argentino Clarín che ha replicato l’idea nel paese latino basandosi invece sull’evoluzione dei prezzi della pizzeria.

              Secondo tale studio, l’evoluzione dei prezzi delle pizze di Ugi’s ha seguito la seguente impennata:

              • 1,99 pesos durante la presidenza Menem negli anni ’90.
              • 2 pesos con De la Rua nel 2000.
              • 3,5 nel 2004 con Kirchner marito.
              • 49,99 il 10 Agosto 2015 sotto la presidenza di Kirchner moglie.

              Se nel 2007, quando la crisi cominciava a colpire, era possibile comprare con un salario minimo 118 pizze, oggi tale numero è sceso a 96.

              Come conquistare i follower

              Ma la cosa più sorprendente, nonché l’effettivo motivo per cui ho deciso di condividere questo articolo, è che i responsabili di Ugi’s sono stati capaci di metter su un business di successo e con una propria personalità che va oltre la concorrenza fino al punto di sviluppare una strategia Social pazzesca o che potremmo almeno qualificare come peculiare.

              pagine facebook di successo

              Coscienti del prodotto che hanno tra le mani e sicuramente conoscendo la propria clientela, in Ugi’s non si risparmiano mai in quanto a sense of humor per ridere sia di loro stessi che dei clienti. Questa decisione ha generato una enorme comunità di follower  (più di 50 mila!) che sono ampiamente coscienti di ciò che troveranno una volta varcato l’uscio della pizzeria.

              Ecco una serie di scambi di battute tra il community manager ed i clienti del locale con relative traduzioni.

              gestione social network

              – “Pizzerie sporca” – “Tua madre”

              facebook manager

              – “Ugi’s, la pizza che ti fa venire l’ebola all’istante” – “Non parliamo della F*** di tua sorella allora…”

              Una nuova filosofia del Web Marketing

              Mentre le scuole di Social Media Marketing di tutto il mondo si affannano a dire che i social network sono luoghi in cui creare un buon rapporto con i propri clienti, leggere i litigi e gli insulti della pagina Facebook di Ugi’s rappresenta una nuova filosofia del web marketing. E la cosa più sorprendente di tutto ciò è che funziona alla grande!

              gestione fb

              – “Le peggiori pizze mai provate, per caso non sapete che le pizze vogliono il formaggio? Disastro” – “Ed i tuoi genitori non sapevano che bisogna usare il preservativo?”

               

              facebook gestione

              – “Con le due pizzerie che ci sono li vicino vanno a preferire la Mer** di Ugi’s?” – “Con le Put**** che ci sono li vicino vanno a preferire tua sorella?”

               

              Lontanissimi dal mantenere una comunicazione cordiale e simpatica con i loro clienti, il social media manager della pizzeria usa invece l’insulto per avere a che fare con coloro che capiscono il gioco e lo fomentano dando vita a esilaranti discussioni.

              gestione reti sociali

              Questa no, non la posso proprio tradurre!

              Però non ogni singolo post ed ogni singola risposta è violenta nei confronti dei clienti, infatti per creare una relazione con i follower hanno creato “L’angolo di Ugi’s” per tutti coloro che inviano foto in cui “assaporano” le pizze della catena.

              coinvolgi follower

              La strategia social di Ugi’s: mettere la polvere sul tappeto

              Questa strategia ha funzionato però c’è da dire che il gestore della pagina non sempre è riuscito (anzi non sempre ha voluto) controllare la spontaneità sia della foto che dei commenti.

              coinvolgere follower

              Nulla di meglio di un “Paquero” che mangia da ugi’s

              Per tutti i non Argentini, un “Paquero” è il consumatore di paco, la droga più economica, distruttiva e marginale delle periferie di Buenos Aires. Lo trovate un po forte vero? Il community manager di Ugi’s scherza su tutto, dall’igiene del locale ai suoi bagni, alle condizioni sociali del clienti. Il tutto alla faccia del politicamente corretto!

              Il tutto condito da foto di piccioni che entrano nel locale a mangiare le briciole lasciate dai clienti. Alcuni di loro sono stati adottati ed oramai vengono chiamati per nome. Qui in basso c’è Miguel.

              coinvolgere clienti

              Si scherza anche sul comportamento dei clienti. Nella foto in basso il meccanismo anti furto dell’origano.

              coinvolgi clienti

              E sull’aspetto dei clienti. In basso quando Cristiano Ronaldo si è presentato a sorpresa in pizzeria.

              rapporto follower

              E fanno anche insulti a catene ben più note (non certo per la qualità del cibo).

              gestione-reti-social

              Si scherza, inoltre anche con spot classici del politically correct come “Si alla pizza, no alla droga” che in Ugi’s si trasforma in “Si alla pizza, Si alla droga” che ovviamente ha fatto molto discutere vista la risonanza che ha a Buenos Aires questo locale.

              social network gestione

              – “Ma non era No alla droga..Si alla pizza? é orrendo questo messaggio” – “Basta che la droga sia buona Daniela”

              Conclusioni

              E’ mia personalissima opinione che la stragrande maggioranza del popolo della rete è stufa di strategia social ordinarie, tutti si aspettano che la pagina di una pizzeria posti foto di pizze super golose e che il Facebook di una gelateria condivida foto di coni strabordanti di gelato il tutto dove il rapporto coi i follower è limitato a “Venite a provare le nostre specialità…”. 

              In questo deserto di contenuti è assolutamente normale che una voce fuori dal coro, una voca fuori tendenza che mette effettivamente in pratica una anti – strategia di successo finisca per avere la meglio anche se, lo ammetto, ci vuole tanto coraggio per una comunicazione di questo tipo.

              Funzionerebbe questo stile in Italia? Mi piacerebbe sentire la vostra. A mio avviso l’Italia fa storia a se in quanto a gastronomia ed un strategia di questo tipo sarebbe alquanto pericolosa, non tanto per il rapporto con i clienti quanto per il rapporto con la ASL.

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